Inchiesta Bolsonaro: migliaia di sostenitori scendono in piazza

San Paolo, 26 Febbraio 2024 – Una piazza gremita di persone vestite di giallo e verde come i colori nazionali brasiliani. Questo è quanto accaduto a San Paolo, Brasile,  dove migliaia di manifestanti si sono riuniti per sostenere l’ex presidente Jair Bolsonaro (organizzatore della manifestazione) al centro di una inchiesta per un presunto tentativo di colpo di Stato.

 

Il leader di destra ha sfilato a bordo di un pullman attraverso la via principale della città, l’Avenida Paulista, affermando di essere un perseguitato politico. «Ho lasciato il Governo più di un anno fa e continuo a subire una persecuzione implacabile» ha affermato chiedendo di essere lasciato in pace. A bordo insieme a lui il governatore dello Stato di San Paolo, Tarcísio de Freitas.

Bolsonaro: «Solo menzogne»

Dal pulpito Bolsonaro sostiene di aver esclusivamente cercato la pacificazione del Paese per vivere in pace. «Nessun carro armato ha mai sfilato per le strade del Brasile. Quando ero presidente ho sempre sentito dire “vuole fare un colpo di Stato”, erano solo menzogne». l’ex presidente poi ha aggiunto che si rivolgerà al Parlamento per chiedere l’amnistia per i suoi sostenitori condannati per gli attacchi agli edifici pubblici lo scorso anno. «Questa piazza – conclude – «è una fotografia della determinazione dei brasiliani. Non vogliamo il comunismo o il socialismo, o l’ideologia di genere, ma siamo per il il rispetto della proprietà privata e per la possibilità di difendere la nostra vita. Dobbiamo lavorarci».

Le accuse

Bolsonaro infatti è finito al centro di una inchiesta per aver supportato l’assalto alle istituzioni brasiliane venuto a gennaio dello scorso anno quando molti dei suoi supporter hanno occupato la Corte suprema e il Parlamento e per aver cercato di coinvolgere anche i capo militari nell’assalto, mentre si trovava in Florida. A inizio di febbraio di quest’anno le autorità per evitare una possibile fuga gli hanno requisito il passaporto. Inoltre è accusato di aver tentato di condizionare le elezioni presidenziali tramite ripetute denunce di presunti brogli, e di aver modificato illegalmente una bozza di un decreto per modificare i risultati elettorali e far incarcerare un giudice della Corte suprema.

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