Chi siamo

Eurocomunicazione.com nasce da un’idea di Giovanni De Negri (già dal 2002) come think tank incentrato sull’Europa, in un momento in cui i temi legati al Vecchio Continente sembrano aver perso l’interesse e la simpatia che nel Belpaese (in primis, ma anche negli altri Stati membri Ue) avevano sempre avuto.

Un pensatoio libero aperto a tutti coloro, colleghi giornalisti, addetti ai lavori o semplici appassionati, che vogliono dare il proprio contributo alla rinascita della visione e degli ideali dei padri fondatori della Comunità europea, oggi denominata Unione nonostante l’assenza di una reale coesione politica, grazie all’ispirazione di Konrad AdenauerJoseph BechJohan Willem BeyenWinston ChurchillAlcide De GasperiWalter HallsteinSicco MansholtJean MonnetRobert SchumanPaul-Henri Spaak e ultimo, ma solo in quest’ordine alfabetico, di Altiero Spinelli.

In parole povere il sito ha l’obiettivo di rendere più europei i lettori di lingua italiana, intesi non come comunitari – infatti i Paesi di cui si raggruppano le notizie sono praticamente tutti quelli che appartengono geograficamente al continente europeoo addirittura lo lambiscono – bensì portatori delle idee e della cultura della vecchia, ma pur sempre storicamente all’avanguardia e che ha influenzato tutte le altre realtà continentali, Europa. Paesi che oramai ovunque non prevedono la pena di morte, riuniti in una Corte europea (Strasburgoche difende i diritti umani al di là dei confini del Vecchio Continente, che ha nei suoi territori la sede della Corti internazionale di giustizia e penale internazionale (entrambe all’Aja). Si possono citare altrettanti argomenti, ma la ragione di fondo è che ogni lettore di lingua italiana è oggi soprattutto un cittadino europeo, che si riconosce anche in un mondo sempre più globalizzato.

Spesso ci occupiamo delle istituzioni comunitarie perché oramai più dell’80% delle normative nazionali (meno per i lettori della Svizzera italiana, ma pur sempre molto influenti anche per loro) e delle decisioni che ci riguardano provengono dalle tre sedi Ue (BruxellesStrasburgoLussemburgo); ma anche di Onu (e le sue agenzie sparse sul territorio europeo), ambiente, arte, attualità, cinema, costume, cultura, economia, enogastronomia, eventi, filatelia, Hi-Tech, lavoro, libri, moda, motori, musica, politica, religione, scienza, sport, teatro, televisione e viaggi. Oltre naturalmente a tematiche riguardanti il resto del mondo, ma che influenzano il nostro modo di vivere. Un vero e proprio contenitore che ottiene sempre più interesse da parte dei visitatori on-line, anche grazie ai canali social (TwitterFacebookYouTube e Instagram) attivati negli ultimi mesi. E che per questo ha ottenuto il patrocinio dell’Ufficio in Italia del Parlamento europeo e l’affidamento in passato sia della gestione dell’articolo di apertura diffuso mensilmente sulla newsletter della Rappresentanza in Italia della Commissione europea che del punto di vista (e spiegazione) sulle 10 priorità politiche dell’esecutivo Juncker per la pubblicazione sul sito e sui canali social della stessa Rappresentanza, oltre ad avere organizzato workshop di approfondimento come ad esempio quello sul WiFi4EU e sul Trentennale della caduta del Muro di Berlino, presenti anche in homepage.

A ispirare i post del portale sono stati una serie di libri o saggi di colleghi ed esperti che hanno contribuito a quella visione comune di Europa sopra descritta. Ovviamente si tratta di semplici citazioninon c’è la condivisione piena e totale delle problematiche messe in risalto e anche l’ordine con cui sono elencati non vuole costituire un grado d’importanza dei testi. Ma meritano certamente una lettura, per chi vuole approfondire il concetto di Europa come noi l’intendiamo. A cominciare dallo storico (è del 1968) “Il giornalista in Europa: Leggi sulla stampa, statuti professionali, contratti di lavoro” di Marcello Palumbo, che esamina molto dettagliatamente i vari aspetti che riguardano l’informazione e il giornalismo nei Paesi della (allora) Comunità europea, spaziando tra principi morali, raccomandazioni delle associazioni giornalistiche, codice d’onore delle Nazioni Unite, leggi e statuti degli altri Stati europei, compresa la Confederazione Elvetica. Per proseguire con il più recente “Comunicare l’Europa. Campagne elettorali, informazione, comunicazione istituzionale” di Rolando Marini, in cui si tratta della campagna elettorale europea del 1999 in 8 Paesi dell’Unione europea, spaziando anche sugli aspetti riguardanti la Tv pubblica e Internet, o delle campagne di comunicazione sull’Euro e sull’Allargamento (del 2004, anno di realizzazione del libro). Utile anche un testo che si occupa nello specifico de “Il Consiglio d’Europa” di Aline Royer, che si occupa della Corte di Strasburgo e del Vecchio Continente inteso come «casa» dei diritti umani. Un’istituzione che «in mezzo secolo ha ottenuto l’adesione di ben 47 Stati membri», quasi il doppio di altre organizzazioni europee (l’Ue conta attualmente 28 – 27 all’epoca del libro, che torneranno tali dopo la Brexit – Paesi membri). E ancora “Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa” di Elido Fazi e Gianni Pittella, un saggio che racchiude una delle visioni più progressiste dell’Ue – non a caso Pittella oggi è il capogruppo di Socialisti & Democratici (ex Partito socialista europeo) – e che propone il 2012 come vero anno di svolta per il futuro del Vecchio Continente, che secondo gli autori non potrà che finire con un’Unione politica (appunto, gli Stati Uniti d’Europa). Visione diametralmente opposta quella di Roberto Giardina con il suo “Per un’Europa libera e unita: Dal Manifesto di Ventotene al fiscal compact. Le storie che hanno costruito l’Europa”, secondo il quale non saremo mai gli Stati Uniti d’Europa e ciò non è neanche augurabile. Per il giornalista Giardina, che dal 1986 vive in Germania (prima nell’allora capitale Bonn e oggi a Berlino) «siamo sempre un’alleanza di Stati, non ancora un’unica nazione europea. Forse non lo diventeremo mai, ma nonostante la politica e la finanza, e tutte le differenze che li dividono, gli europei sono già uniti perché hanno saputo superare il passato» di guerre, mondiali e fredde. Con “Progetto Stati Uniti d’Europa” Federico Dezzani torna sul concetto di unione politica, ricordando come l’aspirazione all’unità del continente ricorre ciclicamente dalla dissoluzione dell’impero romano, ma l’attuale piano di integrazione europea è, secondo Dezzani,  eterodiretto sin dall’origine dalle élite finanziarie anglosassoni, in particolare quella americana. Ritorniamo a porre al centro dell’attenzione lo spirito di Ventotene con la raccolta di Ubaldo Villani-Lubelli “Discorsi sull’Europa. Dal manifesto di Ventotene al Trattato di Lisbona e alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”. Per l’autore il Vecchio Continente «è in grave pericolo: la crisi economica da un lato e i movimenti contro l’euro dall’altro hanno stretto in una morsa soffocante il più grande esperimento sociale e politico dell’ultimo secolo. Può l’Europa salvarsi? Sì, se ritorna a Ventotene, cioè agli ideali e alle motivazioni delle origini». Anche qui la posizione è progressista, sono elencati gli interventi di grandi sostenitori della causa europea come Giorgio Napolitano, Martin Schulz e François Hollande, passando dal discorso del 29 agosto 2012 di Mario Draghi, presidente della Bce, quello del «Siamo pronti a fare tutto il necessario per salvare l’euro» fino ad arrivare a quello di Matteo Renzi al congresso dei socialisti europei. Altra raccolta, ma d’interviste, è “Lo spirito europeo. Dialoghi con 21 pensatori contemporanei” di Richard Kearney, svoltesi nell’arco di due decenni: da quella a Herbert Marcuse del 1976 fino agli incontri con Lyonard e Gadamer avvenuti nel 1994. In un certo senso si tratta di un tentativo di lascito dell’eredità della mentalità europea. E infine con “Notizie da Bruxelles. Logiche e problemi della costruzione giornalistica dell’Unione europea” di Alessio Cornia si prende in esame il perché, soprattutto sui nostri mezzi di informazione e comunicazione, la tematica europea viene considerata come un argomento giornalistico di scarso interesse. Il volume analizza il contesto sociale, mediale e istituzionale all’interno del quale avviene la produzione di notizie da Bruxelles, e mostra le difficoltà dei corrispondenti delle redazioni italiane nel rompere il muro di disattenzione nei confronti dei temi di cui si occupano.

Oltre allo spirito “europeo” a guidare il nostro think tank è la ferma volontà di analizzare la realtà del Vecchio Continente e di tutto ciò che la riguarda se non da ogni punto di vista – sarebbe impossibile riuscire a farlo sempre e comunque per ogni situazione – ma almeno affrontando le problematiche recenti o passate dando sempre la possibilità ai lettori di arricchire le proprie opinioni con informazioni e commenti ispirati a una visione più ampia possibile. Così è avvenuto con il conflitto russo-ucraino, con l’evolversi della crisi greca all’interno dell’Eurozona o con i potenziali Grexit, Brexit (poi avvenuto) e Auxit, tanto per fare un esempio concreto. Con due peculiarità non comuni: portare il punto di vista di tanti colleghi di tutta Europa – scrivono o hanno scritto per noi opinionisti e giornalisti da quasi tutti i Paesi del Vecchio Continenteanche non Ue – mantenendo le sedi principali e la lingua della terra di Dante Alighieri. In quel Belpaese da lui (e da Petrarca) coniato e auspicato, modo migliore per festeggiare il 750esimo anniversario dalla nascita del “Sommo Poeta”. O nella città che aveva visto i natali non solo di colui che per più tempo aveva portato la pace nel continente prima dell’Ue, quell’Ottaviano Augusto di cui lo scorso anno si è celebrato il bimillenario, ma anche della prima firma dei trattati istitutivi della Cee e della Ceea (o Euratom). Riportando la comunicazione ufficiale di Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio (con le tre differenze, non solo lessicali, tra Ue, europeo e d’Europa), o di altre organizzazioni internazionali, ma anche dei semplici cittadini che vorrebbero tutta un’altra idea di Europa. Non sempre ci saremo riuscitima quest’idea di fondo ha sempre guidato i nostri pensieri. Ai posteri l’ardua sentenza.