Taiwan, la Cina ribadisce il “No” all’indipendenza

 

Roma, 7 Marzo 2024 – «No all’indipendenza di Taiwan, non lo permetteremo mai. L’isola è al centro degli interessi della Cina». Con queste parole il generale Zhang Youxia senza troppi giri di parole interviene al forum sulla Sicurezza di Pechino, lo Xiangshan Forum presieduto dal presidente Xi Jinping. «Non importa» – prosegue – «chi cerca di separarci, il principio dell’Unica Cina è riconosciuto universalmente e l’esercito cinese non potrà mai essere d’accordo con l’indipendenza di Taiwan. Nessuna clemenza».

Wang Yi: «I separatisti saranno liquidati dalla storia»

Anche il ministro degli Esteri cinese Wang Yi condivide le parole del generale, affermando che l’indipendenza di Taiwan è impensabile. Inoltre affrontando questioni di geopolitica ha richiesto l’immediato cessate il fuoco su Gaza e ha esortato l’Onu affinché la Palestina entri a pieno titolo nell’Organizzazione.

Il piano di pace globale di Xi Jinping

Zhang Youxia, inoltre, mentre afferma che i veri responsabili della crisi di Taiwan siano alcuni Paesi che creano disordini deliberatamente, elogia il piano di sicurezza di Xi Jinping che punta a sviluppare rapporti militari con gli Usa, fondati sul rispetto reciproco sulla coesistenza pacifica e sulla cooperazione. C’è attesa infatti sul possibile vertice bilaterale a San Francisco tra Joe Biden e Xi Jinping a margine del vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec)

La questione Taiwan

Da tempo ormai Taiwan è l’obiettivo principale di Pechino che ritiene l’isola una parte inalienabile della Repubblica popolare cinese la cui riunificazione può essere raggiunta in ogni maniera, forza compresa. A testimonianza di ciò il fatto che negli ultimi mesi la Cina ha inviato numerosi navi da guerra e aerei militari quasi ad accerchiarla, forse nel tentativo di isolarla il più possibile in particolar modo dagli Usa che ne sono i primi sostenitori. Preoccupano inoltre le future elezioni presidenziali di gennaio.

Tsai Ing-wen

I rapporti tra Taiwan e Pechino infatti si sono deteriorati soprattutto dopo le elezioni del 2016, quando alla presidenza è salito Tsai Ing-wen del Partito democratico progressista le cui posizioni apertamente anti cinesi hanno fatto storcere il naso a Pechino che lo ha accusato di spingere verso una crisi pericolosa che potrebbe arrivare a una “situazione di guerra” come sostenuto dal ministero della Difesa cinese.

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