Povertà assoluta, Istat: valore più elevato dal 2005

 

 

Roma, 5 Marzo 2021 – L’Istat diffonde le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2020 insieme a quelle delle spese per consumi delle famiglie. Le quali costituiscono la base informativa per gli indicatori di povertà assoluta. Le stime definitive saranno rese disponibili, rispettivamente, il 16 e il 9 giugno 2021. I dati sono quindi suscettibili di revisioni. Ma offrono un quadro chiaro delle conseguenze che la grave crisi economica prodotta dalla pandemia e dall’emergenza sanitaria ha determinato sulle condizioni di vita delle famiglie nell’anno appena passato.

Valore più elevato dal 2005

Le stime preliminari del 2020 indicano valori dell’incidenza di povertà assoluta in crescita. Sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%, +335mila), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%, oltre 1 milione in più) che si attestano a 5,6 milioni.

Nell’anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019. Infatti, dopo quattro anni consecutivi di aumento si erano ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta. Anche se rimane su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%. Pertanto, secondo le stime preliminari del 2020 raggiunge, in Italia, i valori più elevati dal 2005 (ossia da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore).

Il Pil

Nel quarto trimestre del 2020 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dell’1,9% rispetto al trimestre precedente. E del 6,6% nei confronti del quarto trimestre del 2019.

La stima del Pil diffusa il 2 febbraio 2021 aveva registrato una diminuzione del 2% in termini congiunturali e del 6,6% in termini tendenziali.

Il quarto trimestre del 2020 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente. Ma anche una in più rispetto al quarto trimestre del 2019.

La variazione acquisita per il 2021 è pari a 2,3%.

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