Pnrr, l’Italia prima a ricevere la quarta rata

Bruxelles, 28 Dicembre 2023 – L’esecutivo della Commissione europea annuncia il versamento all’Italia della quarta rata del Pnrr di 16,5 miliardi di euro. La Nazione sfonda così quota cento miliardi nei finanziamenti incassati fin qui sui 194,4 a disposizione dal Next Generation Eu. Ma l’attesa è rivolta anche alla richiesta del pagamento della quinta rata da 10,5 miliardi: tutti i 52 obiettivi previsti, aveva annunciato la settimana scorsa il ministro responsabile Raffaele Fitto, sono stati raggiunti. Ora aspettiamo l’esame di Bruxelles.

 

Italia prima

A missione compiuta, con l’Ue e il Governo che avevano concordato di dilazionare l’obiettivo (e i 500 milioni correlati) alla quarta tranche, l’Italia è diventata la prima tra i Ventisette a ricevere il via libera al quarto pagamento, con la Spagna a ruota che a dicembre ha avanzato la sua richiesta. La quinta rata – rivista dopo l’“operazione realismo” condotta per ridisegnare il piano originario di Mario Draghi – mostra 52 obiettivi da raggiungere contro i 69 previsti all’inizio. Tra loro figurano gli appalti da aggiudicare del settore idrico, l’elettrificazione della rete ferroviaria nel Mezzogiorno e la tratta ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, ma anche interventi per il potenziamento delle condotte e per la realizzazione degli impianti per la valorizzazione dei rifiuti, l’entrata in vigore della riforma dell’organizzazione del sistema scolastico e traguardi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione.

Patto di stabilità

Tra gli obiettivi del Pnrr anche il futuro dialogo sull’asse Roma-Bruxelles per concordare una traiettoria di rientro del debito capace di non soffocare gli investimenti. Il modello dei piani nazionali è, nella visione dell’esecutivo di Ursula von der Leyen, la strada da seguire per superare l’austerità e rendere i Governi più responsabili delle loro finanze pubbliche. I Paesi che presenteranno un deficit oltre il 3% saranno chiamati quindi a concordare cicli di rientro del debito quadriennali sulla base della spesa primaria netta (senza contare dunque gli interessi sul debito), estendibili a sette anni per chi certificherà i suoi sforzi di investimento e riforma volti a mettere a terra i piani di ripresa e resilienza.

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