Messina Denaro, in manette anche la sorella

 

 

Palermo, 3 Marzo 2023 – È finita in manette con l’accusa di associazione mafiosa anche Rosalia Messina Denaro, detta Rosetta, la maggiore delle quattro sorelle del superboss e ormai ex superlatitante Matteo Messina Denaro e madre di Lorenza Gattadauro, nipote e legale del boss. A disporre la misura cautelare nei confronti della donna è il giudice di Palermo Alfredo Montalto. A condurre l’operazione gli uomini del Ros, i carabinieri del Comando provinciale di Trapani e lo squadrone eliportato dei Cacciatori di Sicilia. Eseguite decine di perquisizioni nella provincia trapanese.

L’arresto

Arrestata questa mattina nella storica abitazione di famiglia, in via Alberto Mario, la donna 68enne che non è una semplice parente ma, secondo le indagini coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido, è una donna d’onore con strettissimi legami in Cosa Nostra.

Rosalia Messina Denaro gestiva per il fratello la cassa della famiglia, custodiva i segreti del boss oltre a essere considerata un punto di riferimento nella gestione dei pizzini, i biglietti contenenti informazioni e ordini che consentono ai mafiosi di gestire i propri affari durante la latitanza, o dal carcere.

Il marito Filippo Guttadauro, boss palermitano della famiglia di Brancaccio e postino di Bernardo Provenzavo, e il secondo figlio della donna, Francesco, nipote favorito del padrino trapanese, sono tutt’ora in carcere con la medesima accusa di associazione di stampo mafioso.

Il Pizzino che ha cambiato tutto

È proprio grazie al ruolo della donna che è stato possibile arrivare a Matteo Messina Denaro. Il 6 dicembre scorso, i carabinieri del Ros scoprono, mentre erano impegnati nel piazzare delle microspie, un pizzino all’interno della gamba di una sedia contenente informazioni importanti sulle condizioni di salute del fratello. Proprio grazie a questo e agli audio raccolti dagli inquirenti è stato possibile arrestare, presso la clinica La Maddalena, il superboss latitante da trent’anni celatosi dietro il nome del geometra Andrea Bonafede.

Fatto importante che smentisce una volta per tutte le supposizioni per cui il boss si sarebbe consegnato spontaneamente. Ipotesi costantemente smontate dagli inquirenti che hanno parlato, fin da subito, di una chiara operazione della polizia.

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