Libia: il premier Dbeibah da Erdogan con 14 ministri

 

 

Ankara, 11 Aprile 2021 – Il premier libico, Abdelhamid Dbeibah, il 12 aprile si recherà in Turchia con un’ampia delegazione di 14 ministri e il capo di stato maggiore. Saranno ricevuti dal presidente Recep Tayyip Erdogan al palazzo presidenziale di Ankara. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri turco. Visita che si inserisce in una serie di appuntamenti internazionali, in cui Dabeiba ha ricevuto diversi leader tra cui l’italiano Mario Draghi.

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Secondo l’agenzia Anadolu, i colloqui verteranno sui trattati siglati tra i due Paesi, sul rafforzamento della cooperazione. E anche, del ritorno delle società turche nel Paese per riprendere le attività interrotte a causa della crisi. La composizione della delegazione, sottolineano infatti gli osservatori, riflette l’importanza che Tripoli accorda alle relazioni con la Turchia. La quale è fortemente presente – anche militarmente – in Libia. Ciò avviene dai tempi della lotta di potere tra il generale della Cirenaica Khalifa Haftar – sostenuto da Russia ed Emirati – e l’allora Governo di Fayez al Sarraj. In virtù del cessate il fuoco siglato lo scorso ottobre, la comunità internazionale, così come l’attuale Governo di unità, richiedono con forza che Turchia e Russia ritirino le loro forze in Libia.

Presunto ritiro

Le forze militari straniere, però, non hanno lasciato il Paese nonostante la data ultima fosse il 23 gennaio. Sul lato della Cirenaica i russi e i mercenari sudanesi e ciadiani pagati dagli Emirati sono ancora sul posto. In Tripolitania la Turchia ha fatto rientrare solo un primo gruppo di guerriglieri siriani della Sultan Murad (milizia che opera sotto ordini di Ankara, che l’ha protetta durante la guerra civile contro il rais Assad e ora la usa per il lavoro sporco e coinvolgimenti ibridi).

In Libia, la Turchia ha schierato migliaia di guerriglieri siriani e poche dozzine di militari regolari. Dopo aver liberato dall’occupazione di Haftar la grande base di Al Watiyah (confine tunisino) ne ha preso il controllo. Ha ottenuto l’uso del porto di Misurata come scalo per le attività navali in mezzo al Mediterraneo. Ha creato centri di addestramento entrando in programmi di training come quello della Guardia costiera. Si tratta di posizioni di vantaggio su cui Ankara di fatto potrebbe non accettare arretramenti.

 

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