Lavoro: sale occupazione nel 2022

 

 

Roma, 27 Gennaio 2023 – Il mercato del lavoro cresce nel 2022 con un valore superiore rispetto al periodo pre-Covid con 380.000 nuove posizioni occupazionali. Questo è quanto emerge dalla nota congiunta sul mercato del lavoro, diramata dal ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Anpal. Il bilancio “è ampiamente positivo, ma al contempo si conferma il rallentamento del mercato del lavoro a fine anno”. La crescita occupazione si riferisce esclusivamente ai contratti di lavoro a tempo indeterminato. In calo nei primi mesi del 2022 anche il tasso di disoccupazione, che si attesta intorno alle 120 mila unità. Dalla nota si evince che alla flessione del numero di disoccupati nel primo semestre segue una risalita a partire dalla fine dell’estate.

Rallenta il turismo cresce settore tecnologico

Quasi tutti i settori economici si sono ripresi in maniera omogenea mentre per quanto riguarda il settore del turismo, nonostante una buona ripresa durante il periodo estivo e invernale, si conferma ancora al di sotto del periodo antecedente alla pandemia.

In forte ascesa, complice l’evoluzione tecnologica e il Covid, come conferma la nota dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del Lavoro, seppur con un comparto ancora modesto, il lavoro in smartworking relativo ai settori dell’informazione e della tecnologia.

Edilizia

Il settore edilizio invece ha registrato tassi di crescita notevolmente elevati a cominciare dall’estate del 2020. Questo anche grazie ai piani di investimento che sono previsti dal Pnrr, nonostante dai dati sia emerso un recente rallentamento che però non inficia la domanda di lavoro di questo settore.

Ricchezza pro capite

Per quanto riguarda invece la ricchezza netta pro capite delle famiglie italiane, questa, al 2021 risulta inferiore rispetto a quella di altri Paesi, fatta però eccezione per la Spagna i cui dati risalgono al 2020. Rispetto al 2018 la crescita è stata modesta sia per la Germania, la Francia e il Regno Unito, mentre risultava più forte quella americana grazie a una favorevole attività finanziaria.

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