Iran, continuano le proteste e gli scioperi

 

 

Roma, 7 dicembre 2022 – Negozi, bazar, industrie chiuse, in Iran le proteste dopo l’uccisione della 22enne Masha Amini da parte delle forze di polizia, per non aver indossato correttamente l’hijab, hanno trovato una forte partecipazione che dagli studenti e le donne è arrivata a ottenere il consenso di tutte le classi sociali iraniane per porre fine alle violenze del regime di Teheran.

100% di adesioni

A nulla servono le minacce delle forze di polizia del Paese nei confronti dei negozianti che hanno deciso di abbracciare la protesta, o le scritte sulle saracinesche “sotto osservazione” realizzate dall’organizzazione paramilitare dei Basij, la protesta iniziata il 5 dicembre, va avanti senza sosta con una partecipazione del 100%. Dai negozianti ai trasporti, alle industrie ai bazar.

Coinvolti anche i bazaari

Tra le adesioni alla protesta spiccano quelle dei bazaari, la classe sociale che rappresenta il cuore pulsante dell’economia dell’Iran, l’unica realmente in grado di far pendere le decisioni politiche al Paese. Un segnale molto importante che evidenzia come gli ultimi avvenimenti abbiano scosso l’opinione comune. La classe bazaara ha già protestato altre volte, nel 2017 e nel 2019 contro la crisi economica e l’inflazione, ma quella che più rappresenta la loro influenza è la rivoluzione del 1979 quando portarono al potere l’Ayatollah Khomeini.

Donne senza l’hijab

Mentre lo sciopero perdura, le donne continuano a sfidare la polizia morale uscendo per le strade senza indossare l’hijab non curanti delle continue minacce del Governo che si è detto pronto a bloccare tutti i conti di “coloro che non indosseranno in maniera corretta l’hijab”.

Sui social la protesta prende nuova linfa invadendo la rete di post in favore della democrazia e che invitano il regime attuale a un passo indietro: “il popolo iraniano vuole riprendersi il Paese”, come gridano gli attivisti.

471 persone decedute

Secondo Hrana, agenzia di attivisti per i diritti umani iraniani dall’inizio delle proteste sono state uccise circa 471 persone, di cui 64 minori e 61 membri delle forze di sicurezza.

Perplessità hanno sollevato le dichiarazioni del procuratore generale Mohammad Jafar Montazeri in merito alla presunta abolizione della polizia morale.

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