Chi inquina paga, il principio base della relazione della Corte dei Conti Ue

 

 

Bruxelles, 4 Luglio 2021 – L’applicazione del principio “chi inquina paga” nell’Ue sarà al centro della relazione della Corte dei conti europea, che sarà pubblicata domani (5 Luglio). L’obiettivo è offrire l’opportunità di ricevere dettagliate informazioni sull’audit svolto dalla Corte e spiegazioni sul contesto più ampio che ha condotto alle conclusioni e alle raccomandazioni. Nonché la possibilità di discuterne con Viorel Ștefan, responsabile della relazione.

Obiettivi

Il principio ”chi inquina paga” è alla base della politica ambientale dell’Ue. In virtù di tale principio, chi inquina è tenuto a sostenere i costi dell’inquinamento causato. Sono compresi i costi delle misure adottate per prevenire, ridurre e porre rimedio all’inquinamento. Ma anche, i costi che questo comporta per la società. La relazione esamina in particolare se il principio sia stato correttamente applicato in quattro settori della politica ambientale dell’Ue. Quindi, inquinamento industriale, smaltimento dei rifiuti, gestione delle risorse idriche e uso del suolo.

Dati agghiaccianti da Greenpeace

Più del 60% degli 11 miliardi di bottiglie immesse al consumo in Italia ogni anno non vengono riciclate. È quanto emerge dal rapporto di GreenpeaceL’insostenibile peso delle bottiglie di plastica”. Quindi si deduce che circa 7 miliardi di contenitori in Pet (Polietilene tereftalato, il tipo di plastica utilizzato per produrli) da 1,5 litri, usati per confezionare le acque minerali e le bevande, rischiano di essere dispersi nell’ambiente e nei mari. Questo contribuisce in modo massiccio all’inquinamento del pianeta. A ciò si aggiungono le emissioni di gas serra generate dalla produzione delle bottiglie non riciclate, pari a 850 mila tonnellate di CO2 equivalenti, che aggravano la crisi climatica.

Non è accettabile che i grandi marchi continuino a pubblicizzare il riciclo come soluzione considerando che appena il 5% del Pet riciclato in Italia viene usato per produrre nuove bottiglie. Si tratta di una situazione resa possibile dall’inazione della politica. La quale non ha definito quote obbligatorie di impiego per i contenitori riutilizzabili. Né incentivato sistemi di deposito su cauzione come avviene ormai da decenni in numerosi Paesi europei”.

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