Tar di Brescia e Milano, class action di 500 sanitari no vax

 

 

Brescia, 3 Luglio 2021 – L’appuntamento in aula è per il 14 luglio. Quando davanti al Tar di Brescia sarà discusso un ricorso firmato da trecento persone. Sono operatori sanitari e medici di Brescia, Cremona, Bergamo e Mantova. Operatori dei territori più colpiti dalla pandemia, che chiedono al tribunale amministrativo di sospendere e poi annullare l’obbligo vaccinale per il personale medico. Altri 200 hanno presentato un ricorso analogo al tribunale di Milano.

«Una battaglia democratica, non dei no vax»

«Nessuno dei ricorrenti si è ancora sottoposto alla vaccinazione per la prevenzione dall’infezione da Sars-CoV-2». Però, «non è una battaglia no vax, ma una battaglia democratica. Qui si obbliga una persona a correre un rischio e se non lo corre gli viene impedito di svolgere la professione» spiega l’avvocato Daniele Granara, professore ligure, che ha presentato il ricorso a Brescia contro Ats Bergamo, Ats Brescia, Ats Val Padana e Ats Montagna dopo che nelle scorse settimane aveva fatto lo stesso in Liguria, e lo stesso ha fatto a Milano.

Unico Paese Ue a prevedere l’obbligo

«L’Italia» – si legge nelle 52 pagine di ricorso bresciano – «è l’unico Paese dell’Unione europea a prevedere l’obbligatorietà per determinate categorie di soggetti della vaccinazione per la prevenzione della Sars-CoV-2». Il ricorso presentato lo scorso 22 giugno sarà discusso davanti alla prima sezione del Tar di Brescia «si fonda sulla illegittimità costituzionale, sotto plurimi profili, di diritto interno e diritto europeo, di un obbligo riferito a un vaccino di cui non è garantita né la sicurezza né l’efficacia, essendo la comunità scientifica unanime nel ritenere insufficiente, sia dal punto di vista oggettivo sia dal punto di vista temporale, la sperimentazione eseguita» è spiegato nel ricorso.

Libertà di scelta e di cura

«Si rivendica la libertà di scelta della cura e la libertà della ricerca scientifica sancite dalla Costituzione, diritti inviolabili e parte integrante del patrimonio costituzionale comune dei Paesi dell’Unione europea». I medici e gli infermieri, ma anche i farmacisti e il personale ospedaliero, che hanno presentato ricorso sostengono che «il legislatore italiano ha inteso prevedere un singolare obbligo vaccinale in danno degli operatori sanitari e sociosanitari, costretti a sottoporsi a uno dei quattro vaccini autorizzati in Italia, senza avere certezza circa la loro efficacia e sicurezza e, peraltro, senza nemmeno avere la possibilità di scegliere a quale tra i quattro sottoporsi».

Vaccini ancora in sperimentazione

Per l’avvocato Granara «non sono ancora note le potenzialità dei vaccini sotto il profilo della loro capacità di impedire la trasmissione del virus, la capacità di impedire la contrazione della malattia e la durata temporale dell’efficacia preventiva, dall’altro, che non sono ancora note le conseguenze, soprattutto a lungo termine, derivanti dalla somministrazione dei vaccini».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *