Unione europea, nel 2030 -55% di emissioni inquinanti

Bruxelles, 11 Dicembre – La riduzione, entro il 2030, del 55% rispetto al 1990 delle emissioni inquinanti è l’obiettivo “ambizioso” fissato dai 27 capi di Stato e di governo Ue al termine di un vertice a Bruxelles in cui si sono affrontate anche altre drammatiche questioni, dal Covid ai fondi per sostenere la ripresa.

Il punto di incontro

L’Europarlamento aveva chiesto una riduzione del 60%. Si tratta comunque di un deciso aumento rispetto al precedente obiettivo che era del 40%. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, l’ha definita una «proposta ambiziosa per un nuovo obiettivo sul clima». Il 2030, fra dieci anni, e rappresenta una data intermedia per la neutralità delle emissioni, a cui l’Ue punta entro il 2050.

5 anni dopo l’accordo di Parigi

«Non esiste un piano B», ha commentato il presidente francese Emmanuel Macron che si appresta a celebrare, domani, l’anniversario dell’accordo sul clima di Parigi. Nelle discussioni notturne che hanno portato all’accordo, è emersa con forza l’esigenza di non fallire sulle questioni climatiche dopo essere stata leader in materia nei confronti di Usa e Cina. Dunque 5 anni esatti dopo l’accordo di Parigi l’Ue ottiene un risultato simbolico: il nuovo obiettivo sarà presentato alle Nazioni Unite entro la fine dell’anno, e poi dovrà essere integrato nel diritto europeo previo accordo tra Parlamento e Consiglio.

Chi non lo voleva

L’accordo è stato sofferto, per l’iniziale opposizione dei Paesi più dipendenti dalle fonti di energia a base di carbonio, come Polonia e Repubblica Ceca: per concedere il consenso, hanno ottenuto garanzie di sostegno anche finanziario per la transizione a fonti energetiche meno inquinanti. Nelle conclusioni si legge che «l’obiettivo sarà raggiunto collettivamente dall’Unione europea» e che «gli Stati partecipano allo sforzo tenendo conto dell’equità e della solidarietà, senza lasciare indietro nessuno».

Critici i verdi

L’accordo non ha però suscitato l’entusiasmo degli ambientalisti, che non ritengono l’obiettivo del 55% sufficiente. Ieri, Greta Thunberg aveva criticato le “parole vuote” e gli obiettivi a lungo termine, invitando i leader mondiali a prendere decisioni concrete e immediate. Secondo il WWF e Greenpeace, sarebbe necessaria una riduzione di almeno il 65% per rispettare l’accordo di Parigi.

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