Riforma della Giustizia, Draghi stringe i tempi, M5S fa muro

 

 

Roma, 14 Luglio 2021 – La riforma della Giustizia ancora al centro di discussione. Il tentativo che si farà alla Camera sarà chiudere entro agosto, ma sarà difficile visto il muro alzato dal Movimento 5 Stelle che evoca il rinvio a settembre.

Approvare le riforme in tempi rapidi

Mario Draghi parla della riforma della Giustizia con Enrico Letta per il PD e con Antonio Tajani per FI e afferma essere uno dei tasselli chiave del Recovery plan italiano. E nel giorno in cui dall’Ecofin arriva il via libera alla prima tranche di fondi per l’Italia. Il premier ribadisce con forza al Consiglio dei ministri: il Governo e il Parlamento, che ha approvato a larga maggioranza il piano, deve avvertirelo stimolo” a “spendere bene” i 191,5 miliardi che arriveranno all’Italia. “Approvare in tempi rapidi le riforme“, dalla giustizia alla concorrenza al fisco, che sono attese entro fine mese. Solo così si potranno avere tutti i fondi e mostrarsi un “Paese credibile e affidabile”, un profilo che al Governo italiano viene “riconosciuto ogni giorno di più”.

Applaudono i ministri in Cdm alle parole di Draghi. Ma sta ai loro partiti, adesso, garantire il risultato in Parlamento. Il Governo assicura massimo rispetto delle prerogative delle Camere e dunque nessuna forzatura sulla riforma del processo penale. Ma di fronte al muro eretto da Giuseppe Conte e da larga parte dei 5 Stelle, si muovono i segretari. All’inizio di agosto si aprirà il semestre bianco, durante il quale non sarà possibile sciogliere il Parlamento, e la riforma Cartabia, approvata la scorsa settimana in Consiglio dei ministri rischia di restare ostaggio delle barricate pentastellate e di quella fronda interna che chiede di uscire dal Governo. Alcuni nel Movimento si dicono disponibili a mediare, su tempi e contenuti della riforma. “Se il Governo intende farla passare così com’è, senza modifiche, rischia di saltare il tavolo”.

Conte non vuole cedere

L’ex premier non sembra voler indietreggiare dall’annunciata battaglia per cambiare la riforma della Giustizia. Magari con il sistema alla tedesca, che prevede sconti di pena (non l’improcedibilità prevista dopo due anni da Cartabia) per eccessiva durata del processo. Ma i mediatori sono al lavoro e i Dem confidano che l’alleato non abbia l’interesse a strappare. Un ostacolo viene considerato il fatto che il M5s abbia la presidenza della commissione Giustizia della Camera con Mario Perantoni, apertamente avverso al testo Cartabia. Gli emendamenti del Governo sono attesi in commissione entro la mattinata di mercoledì. Poi alle 15 si riunirà l’ufficio di presidenza che dovrà fissare il termine per i subemendamenti. Portare il testo in Aula come previsto il 23 luglio per approvarlo entro agosto, dichiara Perantoni, è “non realistico“.

Ma Pd, Lega, Fi e Iv potrebbero mostrarsi sensibili al richiamo alla “lealtà” di Draghi e spingere per l’intesa, magari sugellata da un voto di fiducia in Aula. “È difficilissimo, quasi impossibile. Ma la partita è appena all’inizio“, afferma un deputato di centrosinistra.

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