Riaperture, un milione di italiani tornano a mangiare fuori

 

 

Roma, 28 Aprile 2021 – Dopo 6 mesi di divieto scattato con il Dpcm del 25 ottobre 2020 gli italiani ricominciano a mangiare fuori sia a pranzo che a cena. Sono circa un milione quelli che hanno colto l’occasione nonostante i limiti sia del farlo all’aperto sia del coprifuoco fissato alle 22.

I dati prodotti da Coldiretti riportano gli effetti dell’entrata in vigore del decreto anti-Covid19 dal 26 aprile, quando la nuova mappa dei colori porta l’Italia prevalentemente in giallo. Infatti sono 46,6 milioni gli italiani in zone gialle (78% del totale). 5 Regioni, invece, sono in arancione (Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Valle d’Aosta) e una in rosso (Sardegna) dove resta vietata la ristorazione al tavolo.

Una opportunità resa possibile dai quasi centoquarantamila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi con attività di ristorazione all’aperto presenti nelle Regioni gialle. Quindi, dove è tornato il servizio al tavolo all’esterno anche a cena ma non quello al bancone interno per i bar. “Consentire la riapertura dei ristoranti a pranzo e cena per chi ha spazio esterno riguarda” – stima la Coldiretti – “in media circa la metà dei servizi di ristorazione presenti con i posti all’aperto dei locali che sono, però, molti meno rispetto a quelli al coperto”.

Non tutti i comuni italiani sono attrezzati

Le maggiori difficoltà si registrano nei centri urbani stretti tra traffico e asfalto. Mentre nelle campagne ci si è organizzati, secondo Campagna Amica, per offrire agli ospiti degli agriturismi la possibilità di cenare sotto gli uliveti in mezzo alle vigne che stanno germogliando. Oppure nell’orto con la possibilità di raccogliersi la verdura direttamente. Invece a preoccupare tutti è il limite fissato per il coprifuoco alle 22. Soprattutto poiché gli agriturismi sono situati nelle aree rurali e ci vuole tempo per raggiungerli dalle città.

Le riaperture sono indicate come priorità da quasi un italiano su tre (30%) che desidera tornare in pub, ristoranti e agriturismi per trascorrere momenti conviviali a tavola insieme a parenti e amici. Una misura attesa dopo sei mesi di lockdown che hanno privato gli italiani di una componente importante della socialità serale. Inoltre tagliando pesantemente i redditi degli operatori con un crollo del fatturato della ristorazione del 42% nel 2020. Un beneficio che si trasferisce a cascata sull’intera filiera con 1,1 milioni di tonnellate di cibi e di vini invenduti dall’inizio della pandemia.

Complessivamente nell’attività di ristorazione sono coinvolte 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera. Le quali garantiscono le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro. “Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che” – conclude Coldiretti – “vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale”.

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