Referendum sulla giustizia, i si e i no dei partiti

 

 

Roma, 12 Giugno 2022 – Il referendum sulla giustizia prevede cinque quesiti che mirano a eliminare alcune norme dell’ordinamento giudiziario. Si tratta di referendum abrogativi quindi per essere valido c’è bisogno del raggiungimento del quorum. Cioè si deve recare alle urne almeno il 50% più uno degli elettori.

Si voterà sull’abrogazione della legge Severino, limitazione delle misure cautelari, separazione delle funzioni dei magistrati, partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Csm.

I partiti per il sì

Lega e Radicali, in quanto promotori, spingono affinché non solo si raggiunga il quorum necessario ma vincano i . Le due forze politiche promotrici dei referendum sulla giustizia lamentano una sorta di “censura” da parte dei media, chiedendo per questo l’intervento del capo dello Stato e del premier e dando il via a uno sciopero della fame in segno di protesta.

Il centrodestra non si presenta compatto all’appuntamento con le urne. Forza Italia sostiene le ragioni del , schierandosi a favore di tutti e cinque i quesiti (Silvio Berlusconi li ha definiti “fondamentali”). Fratelli d’Italia appoggia il Sì su soli tre quesiti (separazione delle funzioni dei magistrati o separazione delle carriere, consigli giudiziari e eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm). Coraggio Italia sostiene il e auspica una vittoria in particolare del quesito sulla separazione delle carriere. A favore del su tutti e cinque i quesiti si è posizionata Italia Viva, così come Azione.

Si sono schierati per il , anche se non su tutti e cinque i quesiti, diversi esponenti dem, come il costituzionalista Stefano Ceccanti, Enrico Morando, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, l’ex capogruppo Andrea Marcucci.

I partiti per il no

Fratelli d’Italia, da subito, annuncia il proprio No all’abolizione della legge Severino e alla limitazione della custodia cautelare. Chi è schierato convintamente per il No è il Movimento 5 Stelle, che in particolare ha ammesso di temere il quesito che mira ad abolire la legge Severino.

Neutralità

In una posizione “intermedia” e più articolata si posiziona il Partito democratico, che ufficialmente ha optato per la libertà di voto. Ma il segretario Enrico Letta non ha nascosto le sue perplessità sui quesiti («una vittoria dei sì aprirebbe più problemi di quanti ne risolverebbe», ha spiegato).

Anche Leu non si è schierata ufficialmente, lasciando libertà di voto, ma nel partito la linea è contro i quesiti sulla giustizia.

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