Purtroppo Rayan, l’Alfredino marocchino, non ce l’ha fatta

 

 

Rabat, 5 Febbraio 2022 – Il piccolo Rayan Oram, il bimbo di cinque anni, caduto in un pozzo nel nord del Marocco, è morto. Lo si apprende da una nota ufficiale dell’ufficio del protocollo del re del Marocco. Mohammed VI ha telefonato ai genitori per porgere le proprie condoglianze. Tante le speranze infrante anche in Italia, per un episodio che ha ricordato ai più l’esperienza del 1981 di Alfredino Rampi a Vermicino.

Una tragica storia simile

Anche il bambino marocchino di cinque anni era, infatti, precipitato in un pozzo artesiano lo scorso martedì primo febbraio e rimasto intrappolato al suo interno per cinque giorni. I soccorritori avevano estratto poco prima il corpo dal pozzo. Una dichiarazione della corte reale marocchina fa sapere che, “in seguito al tragico incidente che ha causato la morte del bambino Rayan Oram, il re Mohammed VI ha avuto una conversazione telefonica con il signor Khaled Oram e la signora Wassima Kherchich, i genitori del bambino morto”. Rayan era precipitato in un pozzo nel villaggio di Bab Berred, appena fuori da Ighran, nella provincia rurale del Marocco settentrionale di Chefchaouen.

La testimonianza dell’estrazione

Un giornalista dell’Associated Press, che si trovava sul posto, ha visto il ragazzo avvolto in una coperta gialla dopo essere emerso da un tunnel scavato appositamente per il salvataggio. I suoi genitori erano stati scortati su un’ambulanza prima che il giovanissimo emergesse. La sua situazione aveva catturato ovviamente l’attenzione di tutto il Mondo. Rayan è caduto in un pozzo di 32 metri ed è rimasto intrappolato in una buca troppo stretta per essere raggiunta dai soccorritori in sicurezza. Le squadre di ricerca hanno usato bulldozer per scavare un fossato parallelo.

Tutto comincia il primo febbraio

Da martedì a sabato, il tempo in Marocco è stato scandito dalle notizie sulla sorte di Rayan. Il piccolo gioca davanti casa. È pomeriggio. Con lui c’è anche il papà che poi dichiarerà: «Lo tenevo d’occhio ma è sparito all’improvviso, non l’ho visto più e non avevo capito che fosse caduto lì dentro». Un volo di 32 metri nel pozzo asciutto di proprietà di famiglia. Scattano i soccorsi, arrivano i vicini, poi tutto il villaggio, tanti i volontari che si danno da fare. Un vicino di casa mingherlino tenta di calarsi con una corda. Il pozzo però a un certo punto si restringe e si riesce solo a far scendere un telefonino con la telecamera accesa. È vivo, si lamenta, chiama la mamma.

Scattano i soccorsi

Mercoledì 2 febbraio arriva la protezione civile, interviene il gruppo di speleologi professionisti di Chefchauen. In due tentano di calarsi: nulla di fatto. Si pensa di ingrandire la bocca del pozzo ma l’operazione viene giudicata troppo rischiosa. Con un tubo si fa arrivare a Rayan l’ossigeno, l’acqua, qualcosa da mangiare: è provato ma vigile, i volontari continuano a parlagli. Si cambia strategia, arrivano i bulldozer: 5 escavatori lavorano tutta la notte, senza sosta per creare una voragine parallela al pozzo e tentare di raggiungerlo con un corridoio orizzontale.

Giovedì e venerdì tutti col fiato sospeso

A 40 ore dalla caduta i soccorsi aprono una voragine che raggiunge i 22 metri ma si procede a rilento per il rischio smottamenti. La vicenda fa il giro del Mondo e iniziano le dirette tv, proprio come per Alfredino, dopo 41 anni. In migliaia accorrono sul luogo dell’incidente, in una gara di solidarietà senza precedenti. I volontari sono ospitati in paese, nelle case dei vicini di Rayan. Venerdì 4 febbraio, dopo la terza notte di scavi, l’enorme cratere raggiunge i 30 metri, in parallelo con la posizione di Rayan. Iniziano i lavori per la costruzione del tunnel in una disperata corsa contro il tempo, scandita dalle difficoltà: le rocce ostacolano le trivelle, il terreno frana. Si decide di inserire dei tubi per consolidare la possibile via d’uscita. Rayan ha sete, gli danno ossigeno e cibo. In tutte le moschee del regno si prega.

La giornata di oggi

Stamattina arriva la fase più delicata, la squadra di soccorritori lavora con picconi per bucare l’ultimo masso. I lavori alle 13.30 subiscono una battuta d’arresto, la roccia impedisce di raggiungere il bimbo. Ambulanza ed elicottero di soccorso sono pronti. Rayan si muove e via radio parla con il papà: sta bene ma respira a fatica. I soccorritori entrano nel tunnel protetto da un cordone di poliziotti e alle 17.30 l’ingegnere Murad Al Jazouli, capo dei soccorsi annuncia: «Ryan è vivo, lo tireremo fuori oggi stesso». Ma purtroppo l’epilogo non cambia.

 

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