Ponte Morandi, a tre anni dalla tragedia ci si chiede se fosse prevedibile

 

 

Genova, 14 Agosto 2021 – Il giorno del dolore, il giorno dei simboli e delle domande e chissà che non sia anche il giorno di qualche risposta. Il 14 agosto di tre anni fa alle 11,36 crollava il Ponte Morandi portandosi via 43 vite e mostrando a tutto il Paese la fragilità di infrastrutture vetuste, inadeguate, ignorate per decenni.

Il Memoriale

Sarà il giorno del ricordo: la posa della prima pietra del Memoriale disegnato dall’architetto Stefano Boeri, le 43 rose nel Polcevera al suono della campana tibetana, la messa, la commemorazione nella Radura della Memoria. A Genova arriveranno i ministri della Giustizia Marta Cartabia e delle infrastrutture Enrico Giovannini che deporranno una corona d’alloro nella Radura, simbolo del dovere del ricordo di tutto un Paese. Ci saranno tutte le istituzioni: l’arcivescovo di Genova Mario Tasca, il governatore ligure Giovanni Toti, il sindaco Marco Bucci, il Comitato dei parenti delle vittime.

Nel Memoriale ci saranno le pietre del Morandi e alberi. «Spero che questo sia un museo della memoria ma anche un luogo aperto ai bambini e ai ragazzi, manager e politici di domani che, magari, osservando gli errori fatti nel passato non li ripeteranno nel futuro» ha affermato Barbara Bianco, la compagna di Andrea Cerulli, portuale genovese tra le 43 vittime. Mentre il sindaco ha sottolineato che il memoriale «Sarà un luogo emozionante che renderà perenne il ricordo di quanto accaduto».

Le indagini

«All’esito delle indagini sul crollo del Ponte Morandi si è ritenuto che ci sia una forte causalità tra le omissioni di manutenzione da parte dei soggetti investiti della posizione di garanzia rispetto alla sicurezza dell’infrastruttura e alla sua solidità». Lo ha affermato l’ex procuratore capo di Genova Francesco Cozzi. «È emerso non solo il rapporto causale tra queste omissioni e l’evento ma, secondo il punto di vista dell’ufficio che ha eseguito le indagini, anche la prevedibilità dell’evento. Il che significa» – ha concluso Cozzi – «che sulla base delle nozioni e delle cognizioni in possesso di chi doveva e poteva intervenire era prevedibile che il disastro potesse avvenire».

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