Pnrr, Draghi parte da 2 riforme ad alto impatto di conflittualità

 

 

Roma, 14 Agosto 2021 – Concorrenza e fisco, sono queste le riforme da dove bisogna partire secondo il premier. «Per non fallire l’impegno assunto con noi stessi, con il nostro futuro e con l’Europa», firmando il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La legge sulla concorrenza, attesa da anni, andrà a toccare alcuni settori sensibili, come le concessioni per le dighe, che interessa le Regioni del nord a guida leghista. Ma anche i criteri per l’assegnazione dei servizi pubblici locali che troppo spesso le amministrazioni preferiscono gestire in-house anziché mettere a gara. Per la riforma del fisco il nodo principale sono le risorse (per ora 2-3 miliardi), per cui l’intervento dovrebbe essere avviato e poi avvenire in maniera graduale via via che emergeranno le coperture, attraverso riduzione dell’evasione e una spending review prevista tra il 2023 e il 2025.

23 riforme entro dicembre

L’arrivo della prima tranche di fondi, da 24,9 miliardi, segna l’inizio ufficiale di una corsa contro il tempo per realizzare ciascuna delle 63 riforme e dei 151 investimenti previsti dal piano da qui al 2026, pena la perdita delle risorse. Nella piano messo a punto a Palazzo Chigi e inviato ai ministeri si contano 23 riforme da adottare entro dicembre.

Finora si è intervenuti con il decreto per la Pubblica amministrazione, le prime norme in materia di appalti, le semplificazioni e la governance del piano. La giustizia resta da completare. E l’agenda d’autunno è già piena. «I primi fondi devono incoraggiarci» – dichiara il presidente del Consiglio – «a proseguire un percorso messo a punto dal Governo. Approvato da Bruxelles e votato a larga maggioranza dal Parlamento. Vogliamo una ripresa duratura, equa e sostenibile: dobbiamo perciò spendere in maniera efficiente e onesta».

Italia prima beneficiaria in Europa

Il premier ricorda non solo che l’Italia, con il suo “assegno” da 191,5 miliardi, è la prima beneficiaria in Europa. Ma anche che “tutti” hanno la “responsabilitàdi rispettare gli impegni. Sia perché questo peserà sul futuro del Paese, sia perché dal successo del Pnrr italiano dipende in gran parte la riuscita del Recovery plan in Europa. Il che si tradurrebbe anche in uno spazio politico più ampio di manovra per ripetere l’iniziativa o imboccare la strada – da Draghi in passato a più riprese auspicata – che porta all’adozione di strumenti come gli Eurobond.

Da qui a dicembre sono attese misure per i trasporti, dalle ferrovie alla sicurezza dei ponti, per ilCloudpubblico. Ma anche, per l’università, con interventi che vanno dalle classi di laurea alle residenze degli studenti. Per la transizione ecologica, a partire dal biometano pulito, per il lavoro, con la Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol). Un autunno che, oltre alla manovra, prevede l’approvazione definitiva in Parlamento delle riforme del processo civile, penale e del Csm. Potrebbero sommarsi alle tante leggi d’iniziativa del Governo, quelle spinte dai partiti, dal ddl Zan, allo ius soli.

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