Italia in testa tra i Paesi europei per incremento degli Ide

 

 

Milano, 22 Giugno 2022 – L’Italia conferma il suo trend positivo come destinazione di iniziative di investimento da parte di imprese estere. Ciò grazie alla realizzazione di 207 progetti di Investimenti diretti esteri (Ide). Questo risultato segna una crescita annua dell’83%, dato superiore rispetto a quello registrato in tutti gli altri Paesi europei.

Tuttavia, con una quota di mercato del 3,5% – in aumento rispetto al 2% del 2020 – l’Italia si posiziona ancora a distanza dai principali attrattori di Ide in Europa. Ovvero Francia (21%), Regno Unito (17%) e Germania (14%).

È quanto emerge dall’EY Europe Attractiveness Survey 2022, ricerca annuale che analizza questa tipologia di investimenti e le percezioni dei player internazionali. L’obiettivo è indagare il livello di attrattività di ciascun Paese e individuare i principali driver d’investimento futuri.

A guidare la crescita

Ad attrarre la maggior parte degli investimenti esteri in Italia nel 2021 sono stati il settore software e servizi IT (con il 15% degli Ide totali dell’anno), i trasporti e la logistica (14%) e i servizi B2B (12%).

In crescita rispetto al 2020 soprattutto gli investimenti nel comparto agroalimentare e beni di consumo (+214% di numero di Ide) e macchinari e attrezzature (+233%). In calo l’attrattività del settore elettronica (-25% del numero di Ide rispetto al 2020) e telecomunicazioni (-57% del numero di Ide rispetto al 2020).

Chi investe maggiormente

Si conferma anche nel 2021 il trend dell’anno precedente che vede gli investimenti in Italia arrivare principalmente dagli Stati Uniti (28% del totale annuo). A seguire la Germania (17%), la cui relazione con il nostro Paese si rafforza superando la Francia (12%) e il Regno Unito (7%), anch’essi storici partner commerciali dell’Italia. Si registra invece una flessione del 50% rispetto al 2020 degli investimenti provenienti dalla Cina.

Per quanto riguarda la distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, si conferma una sostanziale disomogeneità, con una quota prevalente nel Nord-Ovest del Paese (54%) e nel Nord-Est (21%), che nel 2021 supera il Centro Italia, passato dal 24% dei progetti nel 2020 al 15% nell’ultimo anno. Positiva la crescita degli investimenti destinati al Meridione (dal 4% al 10%), nonostante rimanga ancora un consistente divario rispetto al resto del Paese.

Ostacoli alla crescita

Seppur registrando una crescita significativa degli investimenti internazionali, l’Italia continua a presentare criticità rilevanti che ne limitano l’attrattività. Il principale ostacolo, rilevato dal 69% degli intervistati, è l’incertezza regolatoria (+11% rispetto al 2020), seguita per il 65% del campione da un eccessivo rischio di contenzioso per le imprese (+23% rispetto al 2020) e da un eccessivo carico burocratico per il business, avvertito dal 56% degli stessi (in linea con quanto registrato nel 2020). Tra i manager che investono in Italia emerge la priorità del taglio del cuneo fiscale (70%); a seguire la riduzione del costo del lavoro (32%), incentivi all’innovazione (22%), aiuti ai settori in difficoltà (21%) e sostegno alle Pmi (20%).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *