Istat: crolla l’export in Italia, meglio agroalimentari Made in Italy

Roma, 16 Febbraio 20201 – Secondo un rapporto dell’Istat si registra il peggior risultato dopo la caduta nel 2009 dell’export. La diminuzione su base mensile è dovuta al calo delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-3,9%) sia verso l’area Ue (-3,7%).

Export, cosa va e cosa no

Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export a dicembre l’Istat segnala “metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+21,8%). Mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+28,5%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,8%) e autoveicoli (+11,0%). I maggiori cali riguardano prodotti petroliferi raffinati (-35,6%), articoli in pelle (-11,1%) e articoli di abbigliamento (-9,6%)”.

Nell’ultimo mese del 2020 l’istituto stima che il saldo commerciale risulti positivo per 6.844 milioni di euro, con un aumento di 1.780 milioni rispetto a dicembre 2019. Sempre nel medesimo mese, i prezzi all’importazione aumentano dello 0,7% su base mensile e diminuiscono del 4,4% su base annua. Nella media del 2020, i prezzi registrano una marcata flessione (-5,1%), la più ampia dal 2009. Al netto dell’energia, la flessione è dell’1,2%.

In crescita i prodotti agroalimentari

Sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nel 2020 la Coldiretti fa un analisi. Crescono solo le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy, che fanno segnare nel 2020 il massimo storico con un valore di 46,1 miliardi, in aumento dell’1,8%. E questo nonostante i pesanti limiti della pandemia. “L’emergenza sanitaria Covid-19” – fa notare la Coldiretti – “ha provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale. I quali hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere. A essere avvantaggiate sono state nell’ordine le esportazioni di conserve di pomodoro (+17%), pasta (+16%), olio di oliva (+5%) e frutta e verdura (+5%). In calo del 3% il vino, colpito dalla chiusura dei ristoranti, principale mercato di sbocco per le bottiglie di alta qualità”.

“Quanto alla mappa delle esportazioni“, sottolinea la Coldiretti, “sono state dirette per oltre la metà (55%) all’interno dell’Unione europea. La Germania si classifica come il principale cliente con 7,73 miliardi, in crescita del 6%. Mentre al secondo posto c’è la Francia, con 5,08 miliardi, che rimane stabile, e a seguire, con 3,6 miliardi, il Regno Unito (+2,8%). Fuori dai confini comunitari, sono gli Stati Uniti il primo partner commerciale, con 4,9 miliardi di export, in aumento del 5,6 % nonostante i dazi aggiuntivi introdotti dall’ex presidente Donald Trump. I quali colpiscono le esportazioni per circa mezzo miliardo di euro.

Il resto va male

L’export totale italiano in Cina segna -0,6% nel 2020, mentre il calo verso la Francia raggiunge l’11,7% e quello verso il Regno Unito è dell’11,1%. Il risultato negli Stati Uniti, invece, di una flessione del 6,7%, inferiore al dato medio. In generale, la riduzioni delle esportazioni dell’Italia è analoga sia per l’area Ue (-9,7%) sia per quella extra Ue (-9,8%). L’Istat scrive: “Il calo è dovuto in particolare alla caduta delle esportazioni di macchinari e apparecchi (-12,6%), prodotti petroliferi raffinati (-42,1%) e articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-20,8%)”.

Il solo Made in Italy in crescita all’estero, oltre a quello agroalimentare, è quello dei farmaci. L’Istat segnala per le esportazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici un aumento del 3,8% nel 2020. Anche per le importazioni dell’Italia i segni meno sono diffusi a quasi tutte le categorie di prodotti con l’eccezione solo dei farmaceutici (+2,1) e dei prodotti tessili che segnano una crescita 23,1%.

 

 

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