Guerra influisce sull’economia globale

 

 

Roma, 24 Aprile 2022 – La guerra tra Russia e Ucraina a due mesi dall’inizio è già costata quasi 100 miliardi di dollari a livello globale. A determinare i costi sono l’aumento dei prezzi di grano e mais destinati all’alimentazione umana e a quella animale. Balzate rispettivamente del 22% e del 17%, ma effetti a cascata si sono fatti sentire su tutti i prodotti alimentari. È quanto emerge dal bilancio tracciato dalla Coldiretti sull’impatto dell’aumento delle quotazioni su valore della produzione mondiale alla chiusura settimanale del Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale del commercio delle produzioni agricole.

Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario e importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame.

Non solo mais e grano

“Le quotazioni sul mercato future del grano” – sottolinea la Coldiretti – “sono salite a 10,75 dollari per bushel (27,2 chili) mentre il mais si è assestato a 7,88 dollari. Ma in aumento rispetto al giorno dell’invasione dell’Ucraina sono anche il riso (+6%) e la soia (+2%) già trattata su valori elevati”.

Con la guerra rischia infatti di venire a mancare dal mercato oltre ¼ del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16 % sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate).

Senza la fine della guerra le semine primaverili di cereali in Ucraina saranno praticamente dimezzate su una superficie di 7 milioni di ettari rispetto ai 15 milioni precedenti all’invasione. Mentre le spedizioni dai porti del Mar Nero sono bloccate.

Sicurezza alimentare a rischio

“Una situazione che ha alimentato l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che” – spiega la Coldiretti – “si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli. Una speculazione sulla fame che, nei Paesi più sviluppati, sta alimentando l’inflazione. Ma a rischio c’è la sicurezza alimentare di quelli più poveri con i prezzi del grano che si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *