Giustizia, Cfa: contro reati ambientali serve organizzazione

 

 

Roma, 9 Agosto 2021 – «I tempi di prescrizione dei reati sono stati uno dei temi più dibattuti in merito alla riforma della Giustizia, in questi giorni all’esame del Parlamento. L’aver condotto il terreno di scontro su questo punto rischia di far perdere di vista quello che vuole essere, e ci auguriamo sia, l’obiettivo fondamentale della “Riforma Cartabia”: la macchina a disposizione del potere giudiziario deve consentire lo svolgimento del processo in tempi ragionevolmente congrui rispetto alla complessità del caso». È quanto si legge in una nota della Camera forense ambientale (Cfa)

Un efficiente sistema giudiziario

I membri della Cfa sono convinti che «l’estinzione del processo è l’effetto, dunque, della mancata ragionevole durata del processo. Questa è una regola fondamentale perché i diritti e gli interessi individuali e collettivi trovino concreta tutela. In quella che Mario Nigro definiva “organizzazione del quotidiano”. Primo tassello della buona amministrazione. In pratica, non vi è alcuna norma processuale che abbia in sè un effetto salvifico se non c’è una amministrazione che funziona. Il tema, pertanto, non è quello del termine di prescrittibilità dei reati, tempo essenziale a garantire i presupposti di uno Stato di diritto, piuttosto quello di un efficiente sistema giudiziario».

I reati ambientali

Questo, sottolinea la Cfa, «vale anche per i reati ambientali. Il problema che si pone nell’amministrazione della Giustizia è avere risorse umane numericamente adeguate e qualitativamente competenti rispetto a una materia, quella ambientale, che richiede un alto grado di specializzazione. È pensare che il diritto ambientale, seppur giovanissimo, abbia una grande dignità e altrettanta responsabilità nella definizione di regole di cura della casa comune».

Farli seguire da magistrati specializzati e da tecnici dedicati

La Camera forense ambientale ritiene, a tal proposito, che una delle prime cose che potrebbe essere fatta dopo l’approvazione della riforma è «istituire nelle Procure delle sezioni ambientali composte da magistrati specializzati e da tecnici a ciò dedicati. Solo in questo modo potranno eliminarsi i “tempi morti”, vera causa delle inefficienze della Giustizia italiana. Una particolare specializzazione nella materia ambientale ridurrebbe anche i tempi delle istruttorie, il più delle volte affidate a consulenti esterni coi quali è più facile collaborare partendo da una capillare conoscenza della complessa e articolata materia».

L’importanza della tempestività

Del resto ha «davvero poco senso, da un punto di vista strettamente ambientale, una sentenza, assolutoria o di condanna, poco cambia, che arrivi dopo anni. La specificità della materia richiede un intervento della Giustizia tempestivo, come rapida deve essere la definizione dell’eventuale processo. Il discorso sulla prescrizione, nella sua versione maxi, o nella sua versione ordinaria non dovrebbe neanche sfiorare la realtà della Giustizia in genere. Figuriamoci quella ambientale, ma rimanere una eccezione».

Inibirlo nella sua fase iniziale

«Le ripercussioni che una sentenza riesce ad avere in ambito ambientale» – sottolinea ancora la
Cfa – «sono positive solo se arrivano a inibire un reato nella sua fase iniziale, non in quella cronica. Questo momento storico si offre per una riforma che guardi con l’attenzione che necessita la materia ambientale, materia che non rientra nell’attività giudiziaria di routine, ma che rimane materia speciale da affrontare con mezzi speciali. Un Governo sensibile al problema non può esimersi da una valutazione nei sensi indicati», conclude la Camera forense ambientale.

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