Ex Ilva: Governo studia due ipotesi dopo impasse con Mittal

 

Taranto, 10 Gennaio 2024 – Dopo le voci sul possibile aumento della presenza dello Stato all’interno di Acciaierie d’Italia (Ilva), ieri per il Governo Meloni è arrivata la doccia fredda del secco rifiuto da parte di ArcelorMittal, colosso indiano dell’acciaio. Questo ha portato ad alcune ipotesi sul tavolo di Palazzo Chigi per cercare di salvare la situazione, gli impianti e soprattutto i lavoratori dell’ex Ilva.

Le ipotesi

Al momento sono due le ipotesi più accreditate: l’amministrazione straordinaria o l’amministrazione controllata. Nell’ultimo caso però i rischi rappresentano un problema maggiore in quanto prevede una pulizia totale dell’azienda, che ripartirebbe da zero con dei notevoli danni collaterali. La prima, invece, sembra rappresentare l’ipotesi più pragmatica e perseguibile dal Governo, che prevede l’apertura di un contenzioso e la nomina di un commissario, oltre lo stanziamento di risorse da parte dello Stato. Tentata anche la via del memorandum of understanding (protocollo d’intesa) con cui il Governo aveva tolto lo scudo penale ad Arcelor Mittal.

Lo scontro politico

L’impasse con Mittal ha scosso la politica italiana e in tanti si sono pronunciati, manifestando preoccupazioni. Carlo Calenda, leader di Azione scrive su X (ex Twitter) che il Governo Meloni non ha alcuna responsabilità di quanto accaduto all’Iva, ma anzi, “la crisi nasce con un accordo blindato e poi saltato a seguito di una gara europea, a causa di Conte e compagni”, sottolineando l’insensatezza di creare una società con Mittal senza mettere vincoli o paletti.

Accuse rimandate al mittente da parte di Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 Stelle, che su Facebook afferma “la situazione attuale è responsabilità di Renzi e Calenda, che scelsero di assegnare l’Ilva alla cordata guidata da Mittal”. Scelta definita dal capogruppo “la madre di tutti gli errori”.

Mittal apre al versamento di Invitalia

Stando alle ultime notizie sembra che Mittal sia favorevole al versamento da parte di Invitalia di ulteriori 320 milioni di euro di capitale che porterebbe nelle mani dell’agenzia governativa il 66% dell’ex Ilva, ma punta i piedi in merito alla governance condivisa al 50%. Questo però va in netto contrasto con la proposta di Invitalia per cui con la diminuzione al 34% di ArcelorMittal, cesserebbe automaticamente il controllo condiviso.

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