Deflazione in Italia come nel 1959. La pandemia gela i prezzi

 

 

Roma, 23 Gennaio 2021 – Deflazione è un termine che sta a indicare una riduzione del livello dei prezzi, associata di norma a una flessione accentuata dell’attività economica e dell’occupazione. Il Covid sta spingendo l’Italia in deflazione per la terza volta dal 1959. È ciò che risulta da uno studio dell’Unione nazionale consumatori realizzato elaborando i dati Istat.

In alcune città più su

19 le città in controtendenza dove si è registrato un aumento della spesa media, a partire da Bolzano (+254 euro a famiglia), seguita da Grosseto (+208) e Cosenza (+138). Nell’anno appena concluso al quarto posto per aumenti Napoli che, con la terza inflazione più elevata, +0,6%, ha un aumento per una famiglia media, pari a 131 euro su base annua. Al quinto posto, Perugia, dove il +0,5% determina una crescita di 119 euro. Seguono Trento (+0,5%, +117 euro), Trapani (+0,5%, +98), all’ottava posizione Benevento (+0,3%, +61), poi Arezzo (+0,2%, +52), chiude la classifica Novara (+0,2%, +49 euro).

In altre giù

47 sono, invece, quelle dove si è registrato un netto calo. Venezia al primo posto. Il crollo record dei prezzi dello 0,7% ha consentito nel 2020 un risparmio, per una famiglia media veneziana, di 187 euro. Al secondo Aosta, dove il calo dello 0,7% equivale a una minor spesa annua di 178 euro. Sul gradino più basso del podio Verona, -0,7% pari a -177 euro. Seguono Siena, -0,6% pari a -156 euro, e al quinto Milano, dove la riduzione dei prezzi dello 0,5% equivale a -145 euro.

Suddivisione per Regioni

A livello regionale sono in deflazione tutte le città della Liguria (record a la Spezia: -0,5%, -114 euro), della Lombardia (Milano: -0,5%, -145 euro), Emilia Romagna (record a Bologna: -0,5%, -141 euro), Marche (Macerata: -0,4%, -86 euro) e Lazio (primato a Roma, -0,4%, -104 euro). In Toscana le disparità sono più elevate. Si passa, infatti, dal +0,8% di Grosseto, pari a +208 euro, a Siena, dove il -0,6% si traduce in una spesa inferiore di 156 euro rispetto al 2019, una divario di ben 364 euro.

Nessuna città in deflazione in Campania (i rialzi più ampi a Napoli, +0,6%, +131 euro) o in Umbria (Perugia: +0,5%, +119 euro). In Calabria si passa dal +0,7% di Cosenza (+138 euro) al -0,1% di Reggio Calabria (-20 euro). Similare la situazione in Sicilia dal +0,5% di Trapani (+98 euro) al -0,1% di Catania (-21 euro), in Veneto dalla variazione nulla di Belluno al -0,7% di Venezia. Ma anche in Friuli Venezia Giulia dal +0,1% di Trieste (+24 euro) al -0,2% di Udine (-47 euro). In Sardegna dai prezzi invariati di Cagliari al -0,3% di Sassari (-60 euro).

Unione consumatori

L’Unione dei consumatori esprime perplessità: “Il fatto che il Nord sia tutto in deflazione è la dimostrazione di come il motore economico dell’Italia si sia fermato. Venezia è il caso più eclatante. Infatti, ha il record per la riduzione dei listini dei servizi di alloggio (-10,4%, contro una media italiana di -1,6%). E dei servizi ricettivi e di ristorazione (-2,4%, contro il +0,5% dell’Italia)”.

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