Brexit: Scozia e famiglia i veri problemi di Johnson

Londra, 2 Gennaio 2021 – Lo scoccare della mezzanotte sul Big Ben segna l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

Primo viaggio post Brexit

Ivanov Shumeykov, è il primo camionista ad attraversare la Manica sotto il segno della Brexit.

L’addio del Regno Unito al Mercato Unico e all’Unione Doganale, a coronamento del percorso avviato dalla vittoria di “Leave” al referendum del giugno 2016 e poi dal divorzio formale da Bruxelles di fine 2019 è iniziato senza intoppi.

Ma ritardi e disagi per tir e merci sembrano solo rimandati di qualche giorno, quando il traffico riprenderà a pieno regime. Il trascorrere dei mesi misurerà la portata dei contraccolpi più generali per l’isola e per il Governo Tory di Boris Johnson.

Scozia

Il Governo britannico inizia da subito con le rinnovate istanze secessioniste della Scozia. La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon subito dopo la mezzanotte ha pubblicato su Twitter un breve messaggio per ricordare la volontà della Scozia di tornare a fare parte dell’Unione europea. “La Scozia tornerà presto, Europa. Tenete la luce accesa“.

Una sfida destinata a consumarsi già alla tornata di elezioni amministrative britanniche di maggio. Verrà rinnovato anche il Parlamento locale di Edimburgo. In caso di vittoria netta del primo ministro scozzese si andrà, sicuramente, verso un nuovo referendum per la secessione da Londra della nazione del nord. Molto più anti-brexiteer dell’Inghilterra, dopo quello perduto nel 2014.

Il padre di Johnson non resta in silenzio

Una preoccupazione in più per Boris Johnson viene proprio dal padre. Stanley Johnson, da sempre pro Remain come buona metà della sua famiglia, ha annunciato a stretto giro di voler chiedere un secondo passaporto francese per i natali di sua madre (nonna paterna di Boris).

«Sarò sempre europeo», ha tagliato corto Stanley, 80enne ex eurodeputato Tory, evidentemente indifferente alle presunte nuove libertà evocate dal figlio.

Economia

Diverse aziende britanniche hanno preferito sospendere i servizi nella prima parte di gennaio, in attesa di maggiore chiarezza sui nuovi controlli doganali. L’accordo con l’Ue ha scongiurato l’introduzione di dazi, tariffe e quote. Il patto raggiunto il giorno prima di Natale tra Londra e Bruxelles per regolare i futuri rapporti commerciali (e non solo), non ha potuto evitare sostanziali cambiamenti pratici e procedurali sullo spostamento dei prodotti, sotto forma di verifiche e documenti d’accompagnamento. Misure burocratiche a cui il Regno Unito non intende dare per ora attuazione, ma che l’Ue introduce immediatamente. Un costo amministrativo complessivo di circa 8 miliardi di euro all’anno a carico degli esportatori britannici. E non senza sanzioni per i trasgressori che vanno da multe di 350 euro sino al divieto di transito. In queste ore entra in vigore l’abolizione Oltremanica dell’Iva (Vat) su assorbenti e altri prodotti igienici destinati alle donne: in barba alla tassazione minima del 5% prevista per ora dalle norme comunitarie.

 

Vedi anche il nostro approfondimento nell’articolo su eurocomunicazione.com

 

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