Aste immobiliari, in crescita il numero delle case in tutta la Penisola

 

 

Roma, 24 Febbraio 2021 – Aste immobiliari protagoniste di un vero e proprio boom. Negli ultimi sei mesi del 2020 il settore, a causa del Covid-19, ha visto una crescita del 63,5% del numero di case all’asta.

Rapporto Sogeea

Parliamo di 15.146 procedure rilevate a fine anno a fronte delle 9.262 del precedente mese di luglio. Questi i numeri diffusi dal rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, presentato questa mattina in Senato.

Un mercato che vale 1,5 miliardi di cui, tolte le spese per le procedure, sono circa 1,4 miliardi destinati alle banche. Si può approssimare a circa 160 milioni di euro il valore degli introiti per l’Erario con l’imposta di registro.

Dati in tutta l’Italia

Stimabile in circa un miliardo, invece, l’ammontare delle ristrutturazioni che seguiranno l’acquisizione degli immobili. In questo caso, le entrate per le casse dello Stato tra Iva e tasse possono essere quantificate in circa 270 milioni.

Circa un terzo delle abitazioni in vendita (5.798 unità) si concentra nel Nord del Paese, macro-area in cui l’impennata delle procedure forzate è stata pari al 27,7%. Ancora più severo il dato del Mezzogiorno, ma la brusca risalita è trascinata dalle Isole. Qui l’aumento si attesta al 284% (2.105 contro le 584 del semestre precedente) e del 113% nella parte peninsulare (3.027 a fronte delle 1.423 di luglio 2020). Grave la situazione anche al Centro, dove si è verificato un aumento del 64%. Infatti le procedure rilevate a fine 2020 sono 4.216, mentre quelle di sei mesi fa erano 2.566.

nell’ultimo semestre dell’anno del Covid-19 a essere pignorati e finire all’asta non sono state solo abitazioni, ma anche 4 castelli, 15 ospedali, 8 teatri e ben 17 conventi.

Sandro Simoncini, presidente di Sogeea spiega: «Al fatto che una famiglia in difficoltà possa essere impossibilitata a pagare il mutuo e possa vedere venduta all’asta la propria casa, ormai ci siamo quasi abituati. Come anche a vedere imprenditori che, credendo nella propria azienda, garantiscano gli investimenti con la propria casa. Difficilmente pensiamo che nella situazione di difficoltà possa trovarsi un ente benefico, socialmente utile o una famiglia nobile. I dati riguardanti le categorie evidenziano come il drastico quadro nazionale sia indirizzato verso quelle difficili condizioni da cui, in questo momento, nessuno può fuggire».

Tanti gli alberghi

Ci sono, poi, alberghi, bed & breakfast, motel, campeggi e altre strutture di accoglienza, affossate dai lockdown e la mancanza ormai cronica di turisti. Il numero degli alberghi all’asta in Italia è aumentato del 7% in sei mesi. Le procedure in corso riguardano 128 strutture a fronte delle 120 rilevate all’inizio di luglio 2020. Quasi il 30% degli immobili oggetto dell’analisi è localizzata nel Nord. La Regione italiana con più strutture all’asta risulta il Lazio con 16, in Sicilia 15 e in Sardegna 13.

«Come accade nel comparto residenziale, anche in questo caso a pagare dazio sono soprattutto le realtà imprenditoriali di dimensioni contenute», ha osserva ancora Simoncini.

«Il quadro che ne scaturisce è quello di un Paese che fatica tremendamente a uscire dalla crisi notevolmente aggravata dalla pandemia. Infatti si può contestualmente ipotizzare che in tutta Italia le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stiano drasticamente aumentando. Nonostante gli istituti di credito siano diventati meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza, consapevoli che il valore degli immobili è drasticamente calato negli ultimi anni. Di conseguenza, un’asta non le farebbe comunque rientrare dei capitali erogati».

Da qui la richiesta di «un sostegno vero per chi non riesce più a pagare il mutuo e vuole mantenere la sua prima casa», prosegue Simoncini. «Un fondo di garanzia che consenta alle famiglie di avere un preammortamento di due anni senza pagare il capitale e il prolungamento della durata residua del mutuo (raddoppiare o triplicare), in modo da diminuire drasticamente la rata mensile. Questo è l’unico modo per non trovarsi nella prossima rilevazione un successivo importante aumento delle sofferenze, dalle quali a quel punto sarà difficile uscire».

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