Afghanistan: missili su Kabul, almeno 8 morti. L’Isis rivendica

Kabul, 21 Novembre – Una serie di forti esplosioni ha scosso il centro della capitale afghana Kabul, con una pioggia di razzi Rpg (acronimo russo che significa “lanciagranate portatile anticarro”). Caduti nei pressi della zona verde dove hanno sede le ambasciate e le aziende internazionali. Il bilancio è di almeno 8 morti e 31 feriti. L’attacco rivendicato dallo Stato islamico. Il quale si è attribuito la responsabilità anche dei recenti attentati avvenuti nella città. Tra questi i due devastanti attacchi a istituzioni educative che hanno ucciso più di 50 persone, tra cui molti studenti.

Emergency

Marco Puntin, programme coordinator di Emergency in Afghanistan ha dichiarato: «È accaduto tutto molto in fretta: poco prima delle nove c’è stato un lancio di razzi. Quattro o cinque sono atterrati vicino al Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency. Nel giro di pochi minuti sono arrivati i primi pazienti, e poi in un’ora tutti gli altri. È un massacro: al momento abbiamo già ricevuto 30 pazienti, di cui un morto all’arrivo. E ne abbiamo ricoverati per le ferite 21, mentre altri 8 sono stati già trattati e dimessi».

«Le esplosioni hanno scosso tutta la città, con i razzi che hanno colpito quartieri centrali come la Flower street, Azizi plaza, Wazir Akbar Khan, Shahr-e-Naw, Sedarat Roundabout e Spinzar Road, arrivando fin dentro alla Green Zone, la zona fortificata dove sono concentrate le ambasciate. Ma anche in zone periferiche come Chahar Qala e Gul-e-Surkh Roundabout, e nel mercato di Lysee Maryam nel nord della città. I missili» – prosegue la ricostruzione di Emergency – «lanciati immediatamente dopo che due esplosioni hanno scosso le aree di Chehel Sutoon e Arzaan Qeemat».

Il ritiro delle truppe

Da pochi giorni si era verificato il ritiro di alcune delle truppe Usa. Non pochi hanno espresso le loro perplessità. «Trump intende ritirare repentinamente le truppe statunitensi nel Paese asiatico», un annuncio che ha destato grande preoccupazione in molti degli alleati della Nato.

I dissensi

Contrario all’idea l’ex capo del Pentagono, Mark Esper.

Il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, ha affermato che «un ritiro precipitoso della Nato dall’Afghanistan avrebbe un prezzo altissimo con il rischio di trasformare nuovamente questo Paese in una base per terroristi internazionali».

Oggi, in un’intervista all’Associated Press, Abdullah Abdullah (capo dell’Alto Consiglio per la Riconciliazione Nazionale dell’Afghanistan) ha dichiarato che la decisione di Washington di iniziare il ritiro delle truppe è arrivata troppo presto. «Questa è la decisione dell’amministrazione degli Stati Uniti e la rispettiamo», ha detto Abdullah, «ma avremmo preferito che ciò avvenisse in un quadro di maggiore stabilità».

Gli altri Paesi

Il governo tedesco teme l’impatto che potrebbe avere l’annunciata riduzione delle truppe americane nel gennaio 2021. «Siamo particolarmente preoccupati per ciò che l’annuncio americano potrebbe significare per il progresso dei colloqui di pace in Afghanistan», ha dichiarato il ministro degli Esteri Heiko Maas in una conferenza stampa.

«A Kabul la pace non è mai arrivata: anche se nei mesi recenti abbiamo registrato meno attentati di massa, non passa un giorno senza che ci siano esplosioni in città, siamo molto preoccupati per la situazione in tutto il Paese», ha dichiarato il presidente russo Putin.

«Nell’Helmand si è combattuto giorno e notte per un mese intero, e gli scontri non sono ancora cessati. Attacchi indiscriminati sono avvenuti anche nelle province di Kandahar, Wardak, Logar, Nangarhar, Laghman, Ghor e Takhar. Secondo la missione Onu nel solo mese di ottobre più di 400 civili hanno perso la vita o sono rimasti feriti. Noi continuiamo a lavorare a pieno regime con i nostri ospedali, ma un reale cessate il fuoco generalizzato è quanto mai urgente» conclude Puntin.

Le parole del direttore del Centro Ricerche Sicurezza e Terrorismo

«Notizie come la morte di al-Zawahiri hanno una doppia faccia. Quanto accaduto indebolisce certamente Al Qaeda, pur non estirpandone le cellule. Aspettiamo a giorni di sapere chi sarà il successore o i successori, sicuramente già individuati e non meno feroci e dotati». Sembrano profetiche le parole rilasciate all’Agenzia Adn Kronos di Ranieri Razzante, direttore del Centro Ricerche Sicurezza e Terrorismo.

«Non si disarticola un movimento come Al Qaeda per la morte di al-Zawahiri» – sottolinea Razzante – «bisogna vedere ora gli equilibri con Isis, chi si sente senza guida può solo reagire negativamente. Bisogna tenere alta l’attenzione, l’esatto contrario di quello che si pensa dopo la morte di un leader: Al Qaeda, ricordiamolo, è presente in Africa, Asia ed Europa, ed è molto più articolata di Isis. Se pure inizialmente ci sarà un momento di smarrimento, non bisogna pensare che questa morte potrà cambiarne la forza dirompente e la presenza territoriale».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *