Coldiretti: preoccupanti le limitazioni a cenoni e pranzo

Roma, 22 Novembre – Una eventuale deroga agli spostamenti tra regioni a Natale interessa oltre 10 milioni di italiani. Lo scorso anno in molti sono andati in viaggio nel periodo delle feste di fine anno per raggiungere parenti, amici o fare vacanze. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè in riferimento alle possibili misure previste a fine anno per la necessità di contenere il contagio Covid. Si tratta di una opportunità per il turismo con una spesa stimata di 4,1 miliardi nelle strutture impegnate nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, shopping e souvenir.

Le spese

Si stima peraltro che 1/3 della spesa di italiani e stranieri in viaggio in Italia sia destinata all’alimentazione. A preoccupare sono però le limitazioni a cenoni e pranzi. Messi, così, a rischio i 5 miliardi che sono stati spesi lo scorso anno dagli italiani, in casa e fuori, solo per imbandire le tradizionali maxitavolate delle feste di fine anno composte in media da 9 persone.

Il cenone

«La riduzione dei commensali è infatti destinata a provocare un taglio» – sottolinea la Coldiretti – «nei consumi di 70 milioni di chili tra pandori e panettoni. 74 milioni di bottiglie di spumante, tonnellate di pasta, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi, frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci. Questi i numeri dalle tavole lo scorso anno solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno».

Colpo di grazia ai consumi

«Un Natale in famiglia per pochi significa infatti anche» – continua la Coldiretti – «maggiore sobrietà con meno brindisi. Una netta riduzione delle portate senza contare i tanti italiani, spesso anziani, che saranno costretti a trascorrerlo da soli». Il crollo delle spese di fine anno a tavola e sotto l’albero rischiano di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani. Nell’intero 2020 fanno segnare un crollo storico del 12% con una perdita secca di 30 miliardi di euro, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea. Si evidenzia, infatti, che gli effetti delle pesanti difficoltà di bar, ristoranti e pizzerie non sono compensati dal leggero aumento degli acquisti familiari di cibi e bevande.

 

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