30 anni dalla strage di via D’Amelio

 

 

Palermo, 19 Luglio 2022 – Trent’anni dalla strage di via D’Amelio. Il giudice Paolo Borsellino e cinque poliziotti della scorta, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Emanuela Loi e Eddie Walter Cosina, spazzati via da un esplosione. Unico sopravvissuto, l’agente Antonio Vullo, che in quel momento stava parcheggiando l’auto della scorta. La potenza dell’ordigno distrusse decine di vetture e tanti palazzi.

57 giorni prima c’era stato quello di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone, amico e collega di Paolo Borsellino, sua moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Le parole del presidente Mattarella

«Paolo Borsellino, come Giovanni Falcone e altri magistrati, fu ucciso dalla mafia perché, con professionalità, rigore e determinazione, le aveva inferto un colpo durissimo, disvelandone la struttura organizzativa e l’attività criminale. La mafia li temeva perché avevano dimostrato che non era imbattibile e che la Repubblica era in grado di sconfiggerla con la forza del diritto».

«Paolo Borsellino aveva ferma convinzione che il contrasto alla mafia si realizzasse efficacemente non solo attraverso la repressione penale, ma soprattutto grazie a un radicale cambiamento culturale, a un impegno di rigenerazione civile, a cominciare dalla scuola e dalla società. Preservarne la memoria vuol dire rinnovare questo impegno nel tenace perseguimento del valore della legge, del diniego nei confronti del compromesso, dell’acquiescenza e dell’indifferenza che aprono la strada alla sopraffazione».

«Il suo ricordo impone di guardare alla realtà con spirito di verità, dal quale l’intera comunità non può prescindere. Quell’anelito di verità che è indispensabile nelle aule di giustizia affinché i processi ancora in corso disvelino appieno le responsabilità di quel crudele attentato e degli oscuri tentativi di deviare le indagini, consentendo così al Paese di fare luce sul proprio passato e poter progredire nel presente. Con questo spirito e nell’indelebile ricordo di Paolo Borsellino, rinnovo ai suoi figli e ai familiari degli agenti caduti, i sentimenti di gratitudine e di vicinanza dell’intero Paese».

L’agenda rossa di Paolo Borsellino

Ma fu veramente solo la mafia l’artefice di quelle stragi? Borsellino negli ultimi giorni della sua vita continuava a ripetere «Ho capito tutto», in riferimento alla strage di Capaci. E la sua agenda, che a detta delle persone a lui vicino portava sempre con se? Tanti interrogativi ancora irrisolti.

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