Sanzioni alla Russia, crollo delle Borse europee e del rublo

 

 

Milano, 28 Febbraio 2022 – Le Borse europee aprono in forte calo, dopo l’inasprimento delle sanzioni alla Russia per l’invasione dell’Ucraina. Sotto il mirino le prossime mosse delle banche centrali, in particolare della Fed, con gli investitori che scommettono su un ripensamento sull’inasprimento della politica monetaria. Avvio di seduta in forte calo per Francoforte (-2,08%), Parigi (-1,95%), Londra (-1,05%).

Il blocco selettivo dal circuito interbancario Swift, e lo spettro nucleare agitato da Vladimir Putin i principali responsabili della caduta delle Borse europee. In rosso anche i future di Wall Street (in calo di oltre l’1%), anche perché il conflitto non si sta certo rivelando la guerra lampo su cui forse, cinicamente, i mercati avevano scommesso venerdì, quando i listini erano rimbalzati. A Piazza Affari il Ftse Mib perde l’1,96%. Male anche Parigi (-1,96%), Amsterdam (-1,12%) e Madrid (-1,17%).

Tra i titoli milanesi a maggiore capitalizzazione, sono in profondo rosso le banche, con UniCredit giù del 7,85% e Intesa Sanpaolo del 4,74%. Nella notte la Banca centrale europea (Bce) ha avvertito che le controllate europee della russa Sberbank sono a rischio fallimento “per il deterioramento della loro situazione di liquidità”. Balza invece in controtendenza del 14% Leonardo, dopo che la Germania ha annunciato un aumento delle spese militari in risposta al conflitto in Ucraina. Posizione che, secondo gli analisti, sarà presto seguita da altri Paesi europei. Bene anche Tenaris (+1,8%) e le utility.

Rublo in caduta libera

Crolla al minimo storico il rublo dopo le nuove sanzioni alla Russia. La moneta russa cede il 30% sul dollaro nel mercato ufficiale di Mosca, dopo che la Banca centrale ha ritardato di oltre 3 ore le contrattazioni.

Con le sanzioni alla Russia vola il petrolio. E poi la Banca centrale russa ha aumentato i tassi di interesse di riferimento di 10,5 punti al 20%.

Gli spread sul rublo sono aumentati di otto volte, con i market maker da Sydney a Hong Kong che si tirano indietro.

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