Pensioni, nel 2022 crollo rendimenti

 

 

Roma, 30 Gennaio 2023 – “Nel 2022 i rendimenti dei fondi di previdenza integrativa a causa del calo dei mercati azionari e del rialzo dei tassi di interesse sono stati fortemente negativi. Mentre il Tfr si è rivalutato dell’8,3%“. A rivelarlo la Covip (Commissione vigilanza sui fondi pensione). “I rendimenti netti sono stati pari al -9,8% per i fondi negoziali, al -10,7% per i fondi aperti e del -11,5% per i Pip (Piano individuale pensionistico) di ramo III. Valutando i rendimenti dal 2013 al 2022 il medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato del 2,2% per i fondi negoziali, del 2,5% per i fondi aperti a fronte di una rivalutazione del Tfr del 2,4%”.

Aumento assegni

L’Inps in una nota spiega che nel mese di marzo 2023procederà ad attribuire la perequazione in percentuale in base all’importo annuale in pagamento, come previsto dall’art. 1 comma 309 della legge di bilancio. Nel mese di marzo saranno inoltre posti in pagamento anche gli arretrati riferiti ai mesi di gennaio e febbraio 2023″.

Dal primo gennaio, l’Inps ha provveduto ad attribuire la rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali nella misura del 100% a tutti gli utenti che abbiano ottenuto in pagamento, nell’anno 2022, rate di pensione per un importo inferiore o uguale a 2.101,52 euro (quattro volte il trattamento minimo)”, spiega l’Istituto nazionale di previdenza sociale.

La rivalutazione delle pensioni di norma scatta per tutti gli assegni a gennaio, quando gli importi in pagamento l’anno precedente vengono aggiornati al valore stimato dell’inflazione dell’anno in corso. Ma quest’anno sono cambiate le regole di rivalutazione con la Manovra. Lo schema di rivalutazione delle pensioni introdotto prevede che gli assegni fino a 4 volte il minimo siano rivalutati al 100%, quelli fino a 5 volte all’85%, quelli tra 5 a 6 volte il minimo al 53%, quelli tra 6 e 8 volte il minimo al 47%, quelli da 8 a 10 volte il minimo al 37% e al 32% quelli oltre 10 volte il minimo.

Rispetto al vecchio schema, tutti i trattamenti che superano i 2.626,90 euro circa, sono penalizzati. Gli assegni tra cinque e sei volte il minimo lordo, cioè tra 2.626,90 e 3.152 euro, avranno una rivalutazione del 53%. Chi prende una pensione di 3.150 euro lordi, circa sei volte il minimo, si troverà quindi con circa 121 euro in più.

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