Papa Francesco vola in Canada

 

 

Roma, 24 Luglio 2022 – Papa Francesco questa mattina è partito per il Canada, meta visitata, fino ad oggi, solo da Giovanni Paolo II nel 1984, 1987 e 2002.

Il Santo Padre in un tweet scrive un messaggio alla popolazione canadese: “Cari fratelli e sorelle del Canada, vengo tra voi per incontrare le popolazioni indigene. Spero che, con la grazia di Dio, il mio pellegrinaggio penitenziale possa contribuire al cammino di riconciliazione già intrapreso. Per favore, accompagnatemi con la preghiera“.

«Un viaggio molto desiderato al centro del quale ci sarà l’abbraccio con le popolazioni indigene e con la Chiesa locale», ha spiegato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Vicinanza, perdono, riconciliazione, fraternità, speranza sono le parole chiave di sei giorni intensi di incontri e visite dal 24 al 29 luglio, con rientro in Italia previsto all’alba del 30.

Saluto all’Italia

Dopo il decollo da Roma Papa Francesco ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il consueto telegramma di saluto, accompagnato “con fervide preghiere per il bene del popolo italiano”, evidenziando che il suo viaggio in Canada è dettato “soprattutto dal vivo desiderio di incontrare le popolazioni indigene locali”.

Scuole residenziali

I capi delle comunità autoctone First Nations, alla vigilia dell’arrivo in Canada di papa Francesco, hanno affermato: «È un momento storico importante per i sopravvissuti del sistema scolastico residenziale e del danno causato dalla Chiesa cattolica. Siamo stati colpiti tutti da questo sistema, direttamente o indirettamente. Queste scuse riconoscono quanto abbiamo vissuto e creano un’opportunità per la Chiesa di riparare ai rapporti con i popoli indigeni in tutto il Mondo. Ma non finisce qui: c’è molto da fare. È solo un inizio”. Queste parole mostrano quanto sia ancora laborioso e difficile il percorso di guarigione e riconciliazione dopo gli orrori del sistema delle “scuole residenziali”, sostenuto in gran parte anche dalla Chiesa cattolica, nel programma governativo di assimilazione delle popolazioni aborigene.

Si stima che, a partire dal 1883 fino agli anni ’60 del secolo scorso – l’ultima scuola chiusa solo nel 1996 -, circa 150 mila bambini delle Prime Nazioni, Métis e Inuit siano stati obbligati a frequentare una delle 139 scuole distribuite in tutto il Paese, rompendo il legame con le loro famiglie, con la loro lingua e cultura per essere trasformati in piccoli cristiani. Tra abusi di ogni tipo – anche sessuali – reclusioni e percosse a scopo punitivo-intimidatorio, a causa di malattie, fame, freddo, almeno 4 mila di questi bambini hanno trovato la morte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *