Inflazione, pasta e pane i rincari maggiori

 

 

Roma, 7 Gennaio 2023 – L’Unc (Unione nazionale consumatori) ha conteggiato i dati Istat per calcolare l’inflazione media provvisoria del 2022 e la classifica dei rincari sia per i prodotti alimentari che non. In media una famiglia italiana, nel 2022, ha speso 513 euro in più rispetto all’anno precedente. Pane, pasta, farina e riso vincono la classifica dei rincari con una spesa aggiuntiva di 100 euro rispetto al 2021, a fronte di un’inflazione media del 10,9%.  In particolare sono il pane (fresco e confezionato) e la pasta (fresca, secca e preparati di pasta) a svuotare le tasche degli italiani con un aumento, rispettivamente, di 29 e 24 euro.

Al secondo posto i vegetali che, con l’inflazione maggiore di questa graduatoria, +11,8%, costano mediamente 92 euro in più a famiglia. Medaglia di bronzo per le carni, con una stangata pari a 87 euro (+7,2%).

Classifica europea

L’Italia è al quarto posto nell’area dell’euro per inflazione alta, superata solo da Lituania, Lettonia, Estonia e Slovacchia. Con i dati preliminari di dicembre rilasciati prima da Istat e nel giorno dell’Epifania da Eurostat, il caro prezzi italiano su base annuale sembra essere uno di quelli più seri. Dipende come tutti dal caro energia che pesa più in Italia che altrove, essendo un Paese più esposto degli altri agli aumenti dei prezzi di gas e petrolio perché ha meno risorse proprie su cui potere contare. Come in tutte la Nazioni il caro energia ha portato al rialzo dei prezzi degli alimentari, oltre a quello dei trasporti e dei servizi collegati.

La vera stangata nazionale è stata quella dei prezzi del riso, cresciuti in un anno del 35,4% anche per ragioni climatiche. Il dato è molto superiore a quello medio dell’area dell’euro (+23,2%) e più del doppio del rincaro in Francia (+15,8%), in Spagna (+15,3%) e in Grecia (+9,8%).

Rincaro forte per latte, uova e formaggi (+18,4% in Italia), ma assai inferiore alla media dell’eurozona (+24,11%), dove il picco si è registrato in Germania (+33,9%), seguita da Grecia (+25,3%) e Spagna (+24,4%). I prezzi della verdura in Italia sono cresciuti del 15,2%, mentre nell’eurozona è andata peggio (+16,6%). Stessa cosa per i prezzi della frutta, cresciuti del 7% contro una media eurozona del 7,8%.

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