Il nucleare spacca l’Ue, 500 miliardi di euro entro 2050

 

 

Bruxelles, 09 Gennaio 2022 – I funzionari della Commissione europea che ci hanno lavorato la definiscono una bozza “pragmatica e realistica” frutto di un lungo lavoro di confronto con gli esperti. Ma non poteva non creare polemiche la proposta di atto delegato della tassonomia presentata dall’esecutivo di Bruxelles in cui sei attività, tre del nucleare e tre del gas naturale, vengono identificate come investimenti green.

Nucleare e gas inseriti come ecologici

Il principio che ha guidato la Commissione in questa valutazione è la transizione verso ilnet zerofissato al 2050 e la coscienza di non riuscirci tagliando fuori gas e nucleare già ora. La bozza definisce tuttavia criteri chiari e rigidi. Le tre attività identificate per il nucleare sono: ricerca e sviluppo di tecnologie per la minimizzazione delle scorie radioattive; la realizzazione di impianti nucleari di nuova generazione e l’estensione del funzionamento degli attuali impianti. Le tre attività del gas riguardano invece la produzione di elettricità, la co-produzione ad alta efficienza di calore/freddo ed elettricità e la produzione di calore/freddo in un efficiente sistema di teleriscaldamento e teleraffrescamento.

Tante critiche e pochi complimenti

La bozza di atto delegato sulla tassonomia verde che la Commissione europea ha inviato la notte di San Silvestro agli Stati membri non ammette margini di modifica, ma solo l’approvazione o la bocciatura da parte dei Governi nazionali e del Parlamento europeo. Il prendere o lasciare dell’iter del testo potrebbe spingere i Governi, anche quelli più contrari alla bozza, a non opporsi al documento con l’obiettivo di dare il via agli investimenti, per poi rimandare lo scontro a un probabile ricorsogià annunciato da Austria e Lussemburgodi fronte alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.

Le principali critiche hanno riguardato l’ok della Commissione al bollino “green” sugli investimenti nella produzione di elettricità dalle centrali nucleari esistenti, a patto che queste siano ammodernate e che le scorie radioattive vengano stoccate all’interno di “profondi depositi geologici”. Al corale no al nucleare arrivato da esponenti di Governo di Germania, Austria e Lussemburgo si è aggiunta la contrarietà della Spagna, che ha preso di mira anche l’arruolamento del gas naturale tra gli “alleati” dell’Ue nella transizione verso un’Europa a zero emissioni nette. Critiche sono arrivate pure dalla Repubblica Ceca, ma per ragioni opposte: Praga teme che la tassonomia verde allo studio di Bruxelles non includa abbastanza attività collegate allo sfruttamento delle centrali nucleari.

Chi si schiera a favore

Tensioni che hanno spinto il Partito popolare europeo ad andare in soccorso della Commissione, promuovendo l’uso sia del gas naturale che delle centrali nucleari come fonti di transizione. A cantare vittoria sono soprattutto i Paesi più nuclearisti d’Europa. Il ministro francese agli Affari europei, Clement Beaune, si è limitato ad affermare che la proposta è buona a livello tecnico e che l’Ue, senza l’energia nucleare, non potrebbe raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050. La Slovacchia, che nel 2020 grazie all’energia dell’atomo ha garantito oltre il 55 per cento del proprio fabbisogno di elettricità, ha rivendicato di aver giocato nella partita sulla tassonomia «un ruolo chiave con Francia e Repubblica Ceca». «Non possiamo raggiungere la neutralità climatica senza l’energia nucleare», ha dichiarato il primo ministro slovacco Eduard Heger, mentre il suo ministro all’Economia, Richard Sulik, ha ipotizzato un utilizzo del gas naturale anche oltre il 2050.

Breton, Ue dovrà investire 500 miliardi di euro entro 2050

Al Parlamento europeo per respingere il testo ci vorrà la maggioranza assoluta dell’Aula, ovvero almeno 353 europarlamentari. La cosiddetta “maggioranza Ursula” conta attualmente sui 423 deputati popolari, socialisti e liberali. Un margine di 70 voti che dovrebbe consentire alla coalizione che governa l’Ue di superare eventuali malumori interni. Le centrali nucleari europee di nuova generazione richiederanno all’Unione europea un investimento di «500 miliardi di euro, da qui al 2050», secondo quanto stima il commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton.

«Solo gli impianti nucleari già in funzione necessitano di 50 miliardi di euro di investimenti fino al 2030. Quelli di nuova generazione di 500 miliardi», ha dichiarato Breton al domenicale francese Journal du Dimanche, aggiungendo che il piano europeo per etichettare come “verde” l’energia prodotta dalle centrali nucleari come quella del gas nella nuova tassonomia energetica costituisce un passo fondamentale per attrarre investimenti ed è capace di avviare «una rivoluzione industriale di ampiezza inedita». Breton stima che entro il 2050 la dipendenza europea dal nucleare cali dall’attuale 26% al 15%.

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