Gazprom interrompe fornitura gas Bulgaria e Polonia

 

 

Roma, 26 Aprile 2022 – Il colosso russo Gazprom sospenderà le consegne di gas a Bulgaria e Polonia da domani. Lo hanno riferito i due Paesi, dicendo di essersi preparati. Mosca va dunque al muro contro muro prima con Varsavia, poi con Sofia e chiude i rubinetti. Facendo così schizzare il prezzo del gas sui mercati europei.

Le dichiarazioni nei due Paesi Ue

“Il 26 aprile 2022, Gazprom ha informato PGNiG della sua intenzione di sospendere completamente le consegne ai sensi del contratto Yamal il 27 aprile dalle otto di domani mattina”, ha affermato la società polacca del gas in un comunicato stampa. “Oggi (martedì), Bulgargas Ead ha ricevuto la notifica che le consegne di Gazprom Export saranno sospese dal 27 aprile 2022″, ha fatto sapere poco dopo anche il ministero dell’Economia bulgaro. Il Paese balcanico dipende per oltre il 90% dal gas di Mosca. I due Paesi membri della Nato e dell’Unione europea, tuttavia, si dicono pronti a ottenere il gas mancante da altre fonti.

«I nostri magazzini sono pieni al 76%. Non mancherà il gas nelle case polacche», ha scritto da Varsavia su Twitter il ministro del Clima e dell’Ambiente, Anna Moskwa. «Sin dal primo giorno di guerra, abbiamo dichiarato di essere pronti per la completa indipendenza dalle materie prime russe», ha spiegato. Sono state intraprese «azioni per trovare soluzioni alternative per la fornitura di gas naturale e per far fronte alla situazione», ha sottolineato da parte sua il Governo bulgaro in un comunicato stampa. Assicurando che «al momento» non è prevista alcuna misura di restrizione dei consumi.

La minaccia del taglio delle forniture

Dopo l’introduzione delle sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, il Cremlino ha avvertito i Paesi dell’Ue che la loro fornitura di gas sarebbe stata interrotta se non avessero pagato in rubli dai conti russi. Mosca ha chiarito, tuttavia, che il prezzo del gas è rimasto denominato nella valuta dei contratti in corso, il più delle volte in euro o dollari. E che i clienti avrebbero dovuto effettuare una semplice transazione di cambio in Russia.

La parte bulgara ha pienamente adempiuto ai propri obblighi e ha effettuato tutti i pagamenti previsti dal contratto in tempo utile“, ha affermato il Governo di Sofia. E ha denunciato “la nuova procedura di pagamento in due passaggi” proposta dalla parte russa. “Non è conforme al contratto esistente fino alla fine di quest’anno e presenta rischi significativi per la parte bulgara, in particolare quello di effettuare pagamenti senza ricevere alcuna consegna di gas dalla parte russa”.

Le critiche da Kiev

«La Russia inizia il ricatto del gas dell’Europa a causa della riluttanza dei Paesi a pagare il gas in rubli». Lo dichiara Andriy Yermak, capo dell’ufficio della presidenza ucraina, commentando su Telegram il blocco della forniture di gas russo alla Polonia da domani mattina. «Stiamo assistendo a un aumento russo delle tariffe e a un allontanamento da qualsiasi regola e obbligo. L’Unione europea ha ripetutamente affermato che non pagherà il gas in rubli, perché i contratti firmati non riguardano pagamenti in valuta “di legno”», scrive Yermak. Osservando che «la Russia sta cercando di dividere l’unità dei nostri alleati» e «dimostra anche che le risorse energetiche sono un’arma per loro». «Ecco perché – esorta il capo dell’ufficio della presidenza – l’Unione europea dev’essere unita e imporre un embargo sulle risorse energetiche, privando i russi delle loro armi energetiche».

Il pericolo sui mercati europei

I timori legati al caroenergia restano vivi in tutta Europa. La crisi improvvisa nel pomeriggio ha fatto accelerare il prezzo del gas sui mercati europei. Il metano, piuttosto calmo in giornata, è schizzato fino a 107 euro al megawattora, con un aumento massimo del 17% rispetto a ieri. Il prezzo del gas sul listino di riferimento di Amsterdam ha poi provato ad assestarsi attorno a quota 100 euro. I riflettori si sono così riaccesi sull’urgenza di misure a livello europeo per proteggere cittadini e imprese schiacciate da bollette sempre più pesanti.

La prima apertura di Bruxelles è arrivata ad appannaggio di Portogallo e Spagna, che dopo trattative lunghe e complicate hanno strappato il via libera Ue alla richiesta di limitare il prezzo del gas sulla penisola iberica. Andando così a tagliare la bolletta elettrica di circa il 40%. Madrid e Lisbona potranno fissare un tetto massimo di 40 euro a megawattora (MWh) al prezzo all’ingrosso. Per poi salire progressivamente fino a raggiungere i 50 euro nella media dei dodici mesi in cui la misura d’emergenza sarà attiva. Una vittoria politica a cui guardare, secondo gli osservatori, anche per chi, come l’Italia, da settimane insiste per un price cap generalizzato per tutta l’Unione.

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