Dispersione scolastica, Italia al terzo posto nell’Unione europea

 

 

Roma, 17 Luglio 2021 – La Cgia rileva che la Pmi, soprattutto del Nord, hanno difficoltà a reperire figure professionali di elevata specializzazione. Questo a causa della elevata dispersione scolastica che vede l’Italia al terzo posto nell’Unione europea. Sono 543mila i giovani che nel 2020 hanno lasciato la scuola dopo la licenza media.

La situazione potrebbe peggiorare

Nei prossimi anni, con l’avvento della cosiddetta “rivoluzione digitale”, la situazione potrebbe peggiorare ancora di più. Secondo Unioncamere del milione e 280mila di nuove assunzioni previste dalle imprese tra luglio e settembre di quest’anno, quasi il 31% sarà difficilmente reperibile. Sono circa 400 mila le posizioni lavorative inevase.

Le possibili cause dell’abbandono

La dispersione scolastica in Italia è 8 volte superiore ai cosiddetticervelli in fuga“. Nel 2020 sono 68mila con un titolo di studio medio-alto a essere andati all’estero per ragioni di lavoro, contro i 543mila giovani che hanno abbandonato i banchi. Le cause della “fuga” dalla scuola sono principalmente culturali, sociali e economiche. Si evince che i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di fermarsi prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma.

Talvolta l’abbandono può essere causato da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile. In questo senso va sottolineato il lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione professionale che sono diventati un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera, per quelli con disabilità e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti.

Il Nord meno colpito

Nel 2020 l’Italia si è collocata al terzo posto tra i 19 paesi Ue per abbandono scolastico tra i giovani tra 18 e 24 anni: il 13,1% (543mila). Solo Malta (16,7%) e Spagna (16%) fanno peggio. La media Ue è al 10,2% (quasi 3 punti in meno che da noi). Tra il 2010 e il 2020 la contrazione del fenomeno nel Belpaese è stata del 5,5%, pressoché in linea con la media Ue (-5,2%). Il Sud registra i livelli più alti di abbandono: in Sicilia il 19,4%,  e poi la Campania, 17,3%. La Calabria (16,6%) dove, in 10 anni, l’abbandono scolastico è aumentato dello 0,6%. Le più virtuose: Abruzzo (8%), FriuliVenezia Giulia (8,5%), Molise (8,6%) e Emilia Romagna (9,3%).Il Nordest è l’area che soffre meno di questo fenomeno sia per l’incidenza percentuale di abbandono (9,9%) che per il più basso numero in termini assoluti di “uscite” premature dalla scuola (-77mila).

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