Cop26, Draghi: «I soldi non sono un problema»

 

 

Glasgow, 1 Novembre 2021 – La conferenza organizzata dalle Nazioni Unite per contrastare l’emergenza del riscaldamento globale, detta Cop26 (ventiseiesima conferenza tra le parti) ha avuto inizio questa mattina. L’incontro arriva dopo la chiusura del G20 a Roma. L’obiettivo è quello di stabilire nuovi passi, concreti, per confermare il traguardo di non far aumentare la temperatura del Pianeta oltre 1,5 gradi centigradi. Alla prima tavola rotonda di Cop26 su «Azione e solidarietà» è intervenuto il premier Draghi

Discorso integrale

«I discorsi che abbiamo appena ascoltato mi hanno colpito profondamente. Negli ultimi anni, i giovani ci hanno reso un servizio portando il tema del clima al centro del nostro dibattito politico. I giovani sono stati al centro del Vertice pre-Cop di Milano. A Glasgow, qui, noi dobbiamo renderli orgogliosi».

Ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali

«Il previsto aumento delle temperature globali è destinato a influenzare la vita sul nostro Pianeta in modo drammatico. Dai catastrofici incendi e inondazioni che abbiamo visto, allo scolorimento delle barriere coralline e alla perdita di biodiversità, l’impatto del cambiamento climatico è già fin troppo evidente. Anche il costo di tutto ciò aumenta rapidamente, soprattutto per le Nazioni più povere. Il costo dei disagi per le famiglie e le aziende nei Paesi a basso e medio reddito ammonta a ben 390 miliardi di dollari l’anno».

«Il cambiamento climatico ha anche gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali. Può portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il cambiamento climatico può dividerci».

«Grazie a un costante dialogo e alla cooperazione, abbiamo compiuto buoni progressi nell’affrontare il cambiamento climatico. I Paesi del G20 rappresentano circa il 75% delle emissioni globali di gas serra e circa l’80% del Pil mondiale. Al vertice dello scorso fine settimana a Roma, gli Stati membri del G20 hanno concordato che dobbiamo limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi – è stata la prima volta – e si sono impegnati a raggiungere emissioni nette pari a zero entro la metà del secolo. Abbiamo deciso di intensificare le nostre azioni a partire da questo decennio, migliorare i nostri contributi nazionali determinati e interrompere il finanziamento pubblico internazionale del carbone entro la fine del 2021».

I soldi non sono un problema

«Ora, qui alla Cop26 dobbiamo andare oltre, molto più di quanto abbiamo fatto al G20. Dobbiamo accelerare il nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5 gradi. Basarci sull’accordo del G20 e agire in modo più rapido e deciso. Rafforzare i nostri sforzi nel campo dei finanziamenti per il clima. Dobbiamo far lavorare insieme il settore pubblico e quello privato, in modi nuovi».

«Il principe Carlo ci ha appena fornito una road map. Il primo ministro Johnson ha evidenziato quanto denaro disponibile ci sia: parliamo di decine di migliaia di miliardi di dollari. Ma ora dobbiamo utilizzarli. Ora dobbiamo trovare modi intelligenti per spenderli, e spenderli velocemente. Abbiamo bisogno, innanzitutto, che tutte le banche multilaterali di sviluppo – e soprattutto la Banca Mondiale – condividano con il settore privato quei rischi che esso non può sostenere da solo. Abbiamo bisogno di programmi specifici per i Paesi in cui la Banca Mondiale e le altre banche multilaterali di sviluppo possano realmente condividere le azioni e rendere tutto questo denaro utilizzabile ai fini di uno sforzo positivo. In un certo senso, questa è la prima buona notizia che ci ha dato oggi il primo ministro Johnson: i soldi non sono un problema, se vogliamo usarli bene».

«Questa Cop26 deve essere l’inizio di un nuovo slancio, un salto quantico nella nostra lotta contro il cambiamento climatico. E i nostri giovani devono essere al centro di questo processo. Intendiamo trasformare l’evento “Youth 4 Climate”, che abbiamo tenuto a Milano, in un appuntamento fisso di tutte le Cop. Le generazioni future ci giudicheranno per ciò che otteniamo o che non riusciamo a raggiungere. Dobbiamo coinvolgerli, ascoltarli e, soprattutto, imparare da loro».

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