Commercio ambulante, Confimprese Italia: nessun limite alle autorizzazioni

 

Roma, 4 Gennaio 2024 – Con una nota inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al premier, Giorgia Meloni e al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il vice presidente vicario di Confimprese Italia, Giovanni Felice ha voluto esprimere la posizione dell’associazione in merito alla lettera del presidente Mattarella del 30 Dicembre scorso.

Con il “richiamo al Governo e al Parlamento” riferito, tra gli altri, ai contenuti dell’articolo 11 della legge sulla concorrenza sulla quale ritiene: “la legge, in materia di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche, oltre a disciplinare le modalità di rilascio delle nuove concessioni, introduce l’ennesima proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo, in modo che appare incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi”.

Scarsità di risorse?

«Per Confimprese, invece, c’è il rischio che scoppi una vera e propria guerra per le licenze in una categoria già molto vessata dalla crisi economica», ha dichiarato Felice. «Pur condividendo lo spirito interpretativo della norma non possiamo fare a meno di rilevare alcune palesi contraddizioni tra l’applicazione teorica e la realtà. Se è vero che la Corte Costituzionale e la Giustizia Amministrativa si sono pronunciate sulle conflittuali leggi in vigore, il problema non è nel conflitto tra le norme emanate dalle varie istituzioni, ma nello stabilire se il commercio su aree pubbliche, in data odierna, rientri tra quelli che sempre in base alle direttive comunitarie sono così regolamentate – nel caso in cui il numero delle autorizzazioni disponibili per una determinata attività economica sia limitato a causa della scarsità di risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, l’autorizzazione deve essere rilasciata per una durata limitata».

«A supporto della nostra tesi» – insiste il vicepresidente – «ovvero che il commercio su aree pubbliche non rientra più nella fattispecie in oggetto, ci sono i dati dell’osservatorio nazionale sul commercio, che evidenziano come le autorizzazioni attualmente in vigore sono al minimo storico rispetto al 2006. Infatti, dopo avere raggiunto un picco nel 2016 con 195.583 autorizzazioni in Italia al 31 marzo 2023 sono 16.0145, oltre 35.000 unità in meno, di cui 19.056 nell’ultimo triennio. Come si fa a sostenere che la domanda è maggiore della disponibilità di posteggi se ad oggi c’è grande disponibilità degli stessi in tanti mercati? Ad oggi, i Comuni mirano a restringerli e a rendere ancora più periferiche le loro dislocazioni accentuando le condizioni di crisi del settore».

Posteggi

«Appare pacifico, che pur sottraendo il commercio su aree pubbliche “dalle attività economiche limitate”, vanno comunque individuate modalità di rinnovo che tengano conto delle indicazioni della Comunità europea, ma che non diventino elemento per generare confusione e per favorire possibili elementi speculativi. Il rischio che palesiamo» – precisa Felice – «non riguarda l’esigenza di nuovi accessi nei mercati, ma una bagarre interna per l’ottenimento di posteggi presumibilmente più redditizi, che magari sono tali solo per le capacità di chi oggi li gestisce», ha infine concluso.

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