Economia

Caro bollette, potrebbe essere un San Valentino senza fiori

 

 

Roma, 30 Gennaio 2022 – A risentire del caro bollette sono anche i vivai e quindi i fiori italiani. Con l’aumento fino al 50% per il riscaldamento delle serre San Valentino 2022 corre il rischio di non avere il suo simbolo per eccellenza.

Caro bollette

A lanciare l’allarme è la Coldiretti con il caro bollette che colpisce il settore proprio in vista della festa degli innamorati, attesa come occasione di rilancio dopo il calo dei consumi provocato dalla pandemia.

“L’emergenza energetica si riversa infatti” – sottolinea Coldiretti – “sui costi di riscaldamento delle serre. Ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Il rincaro dell’energia non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall’urea passata da 350 a 850 euro a tonnellata (+143%) alle torbe con un +20%. Mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati”.

Il problema principale per i fiori è che il loro riscaldamento all’interno delle serre non può essere interrotto quindi le imprese non possono sfruttare le ore di minor costo dell’energie.

Le rose, ad esempio, hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire. Stessa cosa per le gerbere, mentre per le orchidee servono almeno 20-22 gradi per fiorire e in assenza di riscaldamento muoiono. E chi non riesce e far fronte agli aumenti è così costretto a spegnere le serre e cercare di riconvertire la produzione.

Secondo Coldiretti, “un trend che pesa gravemente su un settore cardine per l’economia agricola nazionale. Il quale vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati”.

Male per l’economia italiana

La scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le importazioni da Paesi stranieri. Già nel 2021 hanno fatto registrare un aumento del 20% in valore secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno. Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove a essere penalizzate sono le donne.

“L’importanza di preferire in un momento difficile per l’economia nazionale le produzioni Made in Italy” – conclude la Coldiretti – “scegliendo l’acquisto di fiori tricolori. Direttamente dai produttori o da punti vendita che ne garantiscano l’origine, per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio”.

Ginevra Larosa

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