Caivano, giudizio immediato per i 7 minorenni

 

Napoli, 10 febbraio 2024 – Il gip del tribunale dei minorenni, Umberto Lucarelli, ha accolto le richieste della procura (pm Claudia De Luca) e disposto il giudizio immediato per i 7 minorenni coinvolti negli abusi avvenuti a Caivano, in provincia di Napoli, sulle due cuginette di 10 e 12 anni che per lungo tempo furono stuprate nell’ex centro sportivo Delphinia del Parco Verde. Ai ragazzi (due sono in comunità gli altri in carcere) vengono contestati gli abusi in forma aggravata e, per alcuni, anche in concorso con uno dei due maggiorenni coinvolti negli stessi fatti, di avere prodotto dei video pedopornografici degli abusi.

L’udienza è fissata per il prossimo 28 marzo. Entro 15 giorni i legali degli imputati possono chiedere che il giudizio si svolga con il rito abbreviato, un’istanza che comunque deve passare il vaglio del giudice. La decisione giunge dopo gli incidenti probatori sulle due piccole vittime che si sono svolti, in un ambiente protetto, circa un mese fa, il 19 e 22 gennaio scorsi. L’incidente probatorio serve ad acquisire le prove durante le indagini preliminari prima del dibattimento, così da “congelare” la situazione ed evitare che elementi utili vadano persi. Assieme ai 7 minori, ci sono anche due indagati maggiorenni, per i quali la Procura di Napoli Nord lo scorso 14 febbraio ha chiesto il giudizio immediato.

Decreto Caivano

Gli abusi sulle due cuginette sarebbero avvenuti a Caivano, in provincia di Napoli, tra giugno e luglio del 2023. A seguito di questi episodi, che hanno suscitato grande clamore mediatico, il Governo Meloni ha emanato un apposito Decreto Caivano e nominato un commissario per la riqualificazione del territorio, dove si trova anche il famigerato rione del Parco Verde.

Il Decreto Caivano rappresenta una stretta dura in tema di criminalità organizzata ed elusione scolastica sul territorio. Nelle intenzioni del Governo, l’obiettivo di dare una stretta alla criminalità minorile in tutta l’Italia. Anche pene più severe per chi non manda i figli a scuola, che prevedono fino a due anni di reclusione.

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