Roma, 29 novembre 2022 – Il Governo Meloni sta studiando in queste ore una soluzione per apportare delle migliorie al tanto discusso bonus edilizio che, a partire da gennaio 2023, dovrebbe passare dal 110% al 90%.
Mentre l’esecutivo è alle prese con la legge di bilancio, nel corso dell’audizione per il decreto Aiuti Quater, molte imprese hanno avanzato delle proposte al Governo per rivedere la misura, apportando delle migliorie che vadano incontro alle fasce più povere della popolazione.
Tra le novità del nuovo decreto è prevista la presentazione della CILAS (specifica comunicazione di inizio lavori asseverata) con scadenza al 25 novembre, questa garantisce a chi la presenta rispettando i termini, di usufruire della scontistica al 110% anche nell’anno a venire. Fondamentale, inoltre, la delibera assembleare con data antecedente. Gli edifici da due a quattro unità con un unico proprietario o comproprietari basta solo la CILAS.
Questa novità la Meloni l’aveva anticipata nel corso della conferenza stampa di presentazione delle novità contenute nell’ultimo provvedimento contro il caro energia. La Confederazione nazionale artigianato (Cna) basa su questo tema il proprio intervento, sottolineando che questa è la sedicesima modifica normativa in due anni e mezzo, oltre a quelle sulle regole per lo sconto in fattura. Per quanto riguarda la cessione del credito, è assente un intervento che ne sblocchi la cessione nei cassetti fiscali delle imprese.
Il presidente di Conflavoro Pmi, Roberto Capobianco chiede a gran voce che la misura del Governo allarghi i propri orizzonti, comprendendo non solo le abitazioni civili, ma anche a strutture ricettive, aziende, edifici commerciali e artigianali. «Migliorerebbe» afferma, «l’efficienza energetica delle nostre imprese, riducendo i consumi di queste strutture, le quali potrebbero così beneficiare di un effetto domino e tornare a essere competitive sui vari mercati di riferimento».
Riccardo Bani, presidente Associazione riscaldamento senza emissioni (Arse), afferma che sia legittimo ridurre dal 110% al 90%, ma allo stesso tempo «bisogna essere più selettivi e incentivare in maniera diversificata gli interventi in base ai risultati di efficienza attesi, e va risolto il problema per gli incapienti e per le fasce più povere della popolazione, che verrebbero privati di questa opportunità». Per Bani urge un cambio di rotta che dia stabilità e certezze alle imprese.
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