Beirut, raid israeliano uccide numero 2 di Hamas

 

Beirut, 2 Gennaio 2024 – Iniziano ad arrivare le prime reazioni al raid israeliano. Ihsan Ataya, esponente dell’ufficio politico della Jihad Islamica palestinese e rappresentante del gruppo in Libano, citato dai media del Paese dei Cedri dopo le ultime notizie arrivate da Beirut, commenta: “Israele pagherà per i suoi crimini, anche per l’uccisione di Saleh al-Arouri”.

Il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato l’attacco israeliano che ha portato all’uccisione del numero due dell’ufficio politico di Hamas, Saleh al-Arouri. L’attacco, si legge in una nota diffusa dal premier, “punta a trascinare il Libano in una nuova fase della guerra“.

Hamas

“Gli omicidi compiuti da Israele contro i leader e i simboli del nostro popolo palestinese all’interno e all’esterno della Palestina non riusciranno a spezzare la volontà e la fermezza del nostro popolo o a minare la nostra resistenza”. Ad affermarlo, secondo quanto riferisce la tv libanese Al Manar, è il membro dell’ufficio politico di Hamas, Izzat al-Rishq commentando l’uccisione a Beirut di Saleh Al-Arouri. L’omicidiomostra ancora una volta il fallimento di Israele nel raggiungere i suoi obiettivi nella Striscia di Gaza”.

Al-Arouri è stato il vice capo dell’ufficio politico di Hamas e uno dei fondatori del braccio armato del gruppo palestinese, le Brigate Qassam. È nato a Ramallah, nella Cisgiordania occupata, nel 1966. Da tempo viveva in esilio in Libano, dopo aver trascorso 15 anni nelle carceri israeliane. Nelle ultime settimane era stato il portavoce di Hamas per l’attacco a Israele. Il mese scorso aveva dichiarato ad Al Jazeera che Hamas non avrebbe discusso un accordo di scambio di prigionieri prima di aver posto fine all’offensiva israeliana su Gaza. “La resistenza è pronta per tutti gli scenari militari“, aveva dichiarato. “Non c’è paura o preoccupazione per la resistenza. Vincerà“. A ottobre, le forze israeliane hanno demolito la sua casa vicino a Ramallah. Nel 2015 il Governo degli Stati Uniti lo ha designato come “terrorista globale” e aveva messo in campo una ricompensa di 5 milioni di dollari per avere informazioni su di lui.

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