Scuola, Censis: la DaD non riesce a coinvolgere gli studenti

Roma, 5 Dicembre – L’istituto di ricerca socio-economico italiano (Censis), nel 54º rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, ha coinvolto i dirigenti scolastici in delle interviste. Argomento principale la DaD.

Risultati

Gli intervistati sono stati 2.800. L’esito, tutt’altro che incoraggiante. Solo l’11,2% dei dirigenti ha confermato di essere riuscito a coinvolgere nella didattica tutti gli studenti. Nel 18% degli istituti ad aprile mancava all’appello più del 10% degli alunni.

Il 53,6% dei presidi sostiene che con la didattica a distanza non si riesce a coinvolgere pienamente gli studenti con bisogni educativi speciali. Il 37,4% teme di non poter realizzare progetti per il contrasto alla povertà educativa e per la prevenzione della dispersione scolastica. Tra gli oltre 800.000 studenti non italiani, i soggetti più a rischio sono le prime generazioni, circa il 47% del totale, che incontrano maggiori difficoltà per ragioni linguistiche e culturali.

Divari sociali ed economici

L’82,1% dei 2.812 dirigenti scolastici intervistati dal Censis sostiene che un ruolo fondamentale è stato giocato dalle differenti dotazioni tecnologiche. Ma anche la familiarità d’uso ha contribuito, sia per gli insegnanti che per gli alunni, alle difficoltà.

Ma è soprattutto la mancanza di socialità che si instaura nelle aule scolastiche che ha reso più difficile l’apprendimento. Per gli alunni con disabilità, circa 270.000 ragazzi solo nelle scuole statali, o con disturbi specifici dell’apprendimento, circa 276.000, la mancanza di contatti con compagni e docenti ha creato tante difficoltà.

Genitori

Secondo l’85,4% dei dirigenti scolastici il supporto dei genitori è stato indispensabile. Soprattutto per gli alunni delle scuole del primo ciclo (94,4%), meno alle superiori (67,6%). Il 61,1% pensa che si sia proceduto in ordine sparso.

La quasi totalità degli intervistati ha espresso un parere positivo sull’utilità della sperimentazione di insegnamento. Secondo l’84,3% in futuro vi si ricorrerà più spesso, in modo integrato con le attività in aula.

Università

Il Censis ha svolto un indagine anche sui rettori. Sui 61 atenei rispondenti, 42 avevano completato il passaggio alla didattica a distanza entro una settimana dal lockdown, i rimanenti per lo più in due settimane. Per circa la metà dei rettori la combinazione di una preesistente infrastruttura tecnologica con la disponibilità di adeguate expertise all’interno dell’ateneo ha bilanciato gli insufficienti finanziamenti pubblici necessari per gli adeguamenti organizzativi.

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