Olimpiadi di Tokyo: gli atleti italiani rischiano di non partecipare

 

Roma, 25 Gennaio 2021 – Mancano solo 2 giorni alla scadenza imposta dal Comitato olimpico internazionale (Cio, dall’acronimo francese Comité international olimpique), poi, gli atleti italiani non potranno partecipare alle Olimpiadi di Tokyo. Il 27 Gennaio in videoconferenza si collegheranno i membri dell’esecutivo del Cio.

Il regolamento

Il Coni, che è l’unica struttura di riferimento in Italia per il Cio, viola la Carta olimpica. Il comma 6 dell’articolo 27 della suddetta Carta recita: “i Comitati olimpici nazionali (Noc, dall’acronimo inglese National Olympic Committee) devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose o economiche“. Anche la menzione della possibile sospensione è chiara: “se la costituzione, la legge o altre norme in vigore nella Nazione in questione, siano ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso”. Le sanzioni sono regolate dal capitolo 6 della Carta e sono indicate le procedure per annullare la sospensione.

Il problema

Il Coni, uno dei Comitati olimpici nazionali più rispettati e medagliati al mondo e che da decenni viene preso ad esempio, non è autonomo. Entro domani sera servirebbe un decreto legge che riporti chiaramente le seguenti parole: “autonomia del Coni“. La questione è nelle mani del premier Conte. Serve un’autonomia del Coni, non solo sotto l’aspetto finanziario, anche nel numero dei dipendenti e soprattutto non deve essere legato a organi governativi.

Il Cio ha chiesto più volte al Governo italiano una legge per regolare l’autonomia del Coni. Ma non contratti di servizio con Spa di Stato che rispondono all’autorità governativa e nemmeno, come in passato, a Spa che rispondevano all’Ente Coni.

Il presidente dello sport italiano Malagò ha più volte dichiarato, «stiamo scherzando con il fuoco». Il 30 dicembre 2018, con l’approvazione della Legge di stabilità, Coni Servizi ha cessato di esistere ed è stata creata “Sport e Salute”.

Le conseguenze

Con l’eventuale sospensione del Coni l’Italia dello sport è ufficialmente fuori dalle Olimpiadi di Tokyo. Se la sanzione dovesse restare, il 23 luglio prossimo il Belpaese non potrà sfilare sotto la bandiera italiana. Ai Giochi, in caso di vittoria, non verrebbe suonato l’inno di Mameli, le divise sarebbero senza scritta “Italia” o “Ita”, e le medaglie rientrerebbero nel serbatoio degli Independent Olympic Athletes (Ioa). Non solo. Ai Giochi di Tokyo parteciperebbero solo atleti italiani qualificati e a titolo individuale e non le squadre. Quindi niente nazionali di pallavolo, softball e Settebello. Per le squadre italiane che dovranno ancora tentare la qualificazione ai Giochi, le modalità saranno decise dal Cio. Non ci potrebbero essere nemmeno i dirigenti e giornalisti italiani perché non verrebbero rilasciati accrediti ad un Comitato olimpico sospeso.

In caso di sospensione del Coni e quindi dell’interruzione dei rapporti istituzionali con il Comitato olimpico internazionale, quest’ultimo potrebbe decidere di sospendere anche il contributo o, anche, parte di esso (925 milioni di dollari complessivi), destinati ai Giochi invernali di Milano-Cortina del 2026.

Dichiarazioni

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, afferma: «Serve un provvedimento tampone da parte del governo italiano, che fermi qualsiasi delibera del Cio. Una soluzione deve essere trovata a questo punto non può essere che una e una sola, perché non bastano più le parole. È chiaro che serve un provvedimento. Realisticamente e pragmaticamente è impensabile che oggi si possano mettere i dettagli, i puntini sulle “i”. Bisogna trovare una soluzione condivisa che purtroppo non si è trovata».

Dura la reazione del leader di Azione, Carlo Calenda, su Twitter: “L’Italia senza bandiera alle Olimpiadi per i giochini di potere di un gruppo di incapaci. La domanda da porsi è in quale altro Paese del mondo potrebbe capitare una cosa del genere e in quale verrebbe tollerata”.

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