Droga, arrestato in Brasile latitante della provincia di Latina

 

 

Roma, 13 Marzo 2021 – Arrestato in Brasile Massimo Iacozza, classe 1977. Latitante da 4 anni a seguito di una condanna a circa 9 per reati di droga.

Le indagini

Il fermo avvenuto a seguito di un’intensa attività investigativa condotta dalla polizia di Stato e la polizia federale brasiliana, sotto il coordinamento della Procura generale presso la Corte d’Appello di Roma. Le indagini, dirette dal sostituto procuratore generale dottor Alberto Cavallone, portate avanti da un pool di agenti della sezione Antidroga della squadra mobile di Latina e della squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Fondi, in collaborazione con personale del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Tra i mesi di ottobre e novembre 2019, il gruppo investigatori iniziava le ricerche, anche attraverso attività di intercettazione telefonica e ambientale, finalizzate alla cattura di Iacozza.

L’arresto

I risultati confermavano come il ricercato avesse lasciato il territorio nazionale, e si fosse allontanato definitivamente dalla città di Fondi, di cui era originario. Successivamente gli approfondimenti investigativi permettevano a distanza di un anno di localizzare, in Brasile, Iacozza. Il quale si era perfettamente integrato all’estero svolgendo lavori per un’impresa di costruzioni. In questi mesi, nonostante le difficoltà imposte dalla emergenza sanitaria pandemica, le indagini sono proseguite, oltre oceano. Localizzato il latitante nella periferia di San Paolo veniva catturato e portato in carcere, in attesa di essere estradato.

Iacozza, con precedenti di polizia per reati in materia di armi e droga, è conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome di Varenne. Infatti è nota, la sua abilità e capacità di correre a bordo di autovetture durante l’attività di pusher. Anche per questo può essere considerato uomo di fiducia del clan Zizzo.

La fuga

Dopo circa 2 anni trascorsi in carcere, Iacozza viene scarcerato e posto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Fondi. In seguito per ulteriori 3 anni, gli vennero imposti degli obblighi di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Ma, prima della sentenza definitiva, emessa dalla Suprema Corte di Cassazione nel maggio del 2017, che lo condannava a una pena detentiva di anni 9, mesi 1 e giorni 12 di reclusione, faceva perdere le proprie tracce, lasciando il territorio nazionale.

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