Attualità

Codacons contro Fedez, la sentenza

 

 

Roma, 19 Gennaio 2023 – «Il Codacons rispetta come sempre le decisioni della magistratura, non solo quando sono favorevoli alle sue azioni giudiziarie». Lo afferma l’associazione dei consumatori, commentando la sentenza del Tribunale di Roma che ha rigettato la richiesta risarcitoria promossa in sede civile dallo stesso Codacons nei confronti di Fedez, accusato di aver diffamato l’organizzazione dei consumatori attraverso una serie di affermazioni sui social.

«Questa sentenza rende ancora più evidente la necessità di intervenire con urgenza, così come richiesto anche da una recente interpellanza parlamentare, per assicurare l’uniformità di giudizio in tema di diffamazione, allo scopo di evitare che a personaggi famosi come Fedez sia consentito insultare liberamente e impunemente il prossimo in quanto considerato dal tribunale aduso alle provocazioni, mentre il Codacons (forse perché considerato più serio di Fedez?) è rinviato a giudizio per aver definito il rapper “ciuccio”».

«Proprio per questo proporremo appello contro la sentenza del Tribunale di Roma e, se sarà confermata la condanna del Codacons al risarcimento delle spese legali, chiederemo a Fedez di devolvere il corrispettivo in beneficenza».

La sentenza

Uno dei passaggi chiave della sentenza del giudice della XVIII sezione civile, Cecilia Pratesi, recita: «l’apprezzamento della effettiva offensività di determinate espressioni non può essere effettuato in via astratta, ma deve tener conto del contesto entro il quale avviene la comunicazione. Una espressione volgare, resa da un soggetto quale Fedez, aduso alle provocazioni, implica indubbiamente un “effetto d’urto” più limitato di quelle che comporterebbe se proveniente da personaggio solitamente composto e autorevole».

«All’interno di un canale social gestito da un personaggio pubblico di tale natura» – si legge – «ove abitualmente è in uso un linguaggio informale, si adoperano immagini ad effetto, le espressioni utilizzate – proprio perché volutamente eccessive – perdono in certo senso di potenza, e conseguentemente la loro portata offensiva affievolisce, perché un insulto, pronunciato in un contesto di tale natura, non è effettivamente idoneo a provocare un serio turbamento e men che meno a minare la reputazione di chicchessia».

Ginevra Larosa

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