La decisione del governo di prolungare il blocco dei licenziamenti fino a fine marzo, così come la cassa integrazione per le imprese, a fronte dell’emergenza Covid non è stata determinata da un rapporto privilegiato tra i sindacati e il governo Conte. «È stata il frutto di una discussione vivace, non era scontato».
Lo ha dichiarato a “Futura: lavoro, ambiente, innovazione” il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, ricordando: «Quando all’inizio unitariamente abbiamo posto il tema di prolungare il blocco dei licenziamenti, che scadeva la fine dell’anno, chiedendo che superasse l’inverno e andasse fino alla primavera, le prime risposte del governo erano state negative. Al punto che come Cgil, Cisl e Uil eravamo pronti allo sciopero generale».
Intervistato sulle posizioni di Confindustria, il segretario generale della Cgil afferma: «Il mio problema è cercare accordi che siano in grado di migliorare la condizione delle persone che rappresento. Siamo arrivati alla conclusione che da soli non siamo in grado di migliorare la situazione».
«Abbiamo scritto ai governi europei confermando che fino alla fine del 2021 sarà in vigore la clausola di sospensione del patto di stabilità» – ha affermato il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni – «Ora abbiamo bisogno di far partire il Recovery e di fronteggiare l’emergenza».
«Il dialogo serve per decidere insieme gli asset strategici del Paese e il governo fino a ora ha latitato». Dichiara il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. «Non vorrei che si pensasse solo a una mediazione tra partiti e Parlamento quando si tratta di decidere del futuro del Paese».
«C’è molta aspettativa sulla destinazione delle risorse del Recovery ma dobbiamo essere tutti all’altezza di dare risposte». Sottolinea Annamaria Furlan, leader della Cisl. «Prima c’erano circa 300 progetti col piano Colao. Poi siamo andati agli Stati
Generali e sono cresciuti di un altro centinaio. Sino ad arrivare con quelli dei ministeri a 500. La cabina di regia ha un senso se si entra nel merito del tema del lavoro. Altrimenti sono passerelle».
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