Washington, 3 Agosto 2023 – “Il Dipartimento ha ordinato la partenza dall’Ambasciata di Niamey dei dipendenti governativi statunitensi non essenziali e dei loro familiari” sono queste le parole diffuse in una nota dagli Usa con cui si ordina il ritiro parziale del personale dell’ambasciata africana a seguito del golpe avvenuto il 27 luglio da un’unità d’élite dell’esercito del Niger, la Guardia presidenziale, a cui il presidente deposto Bazoum aveva cercato negli anni di ridurne potere e influenza.
Ferma la condanna da parte degli Usa che sconsigliano ai cittadini americani di “non recarsi in Niger” e a tutti quelli che già si trovano nel Paese, di “tornare a casa”, sottolineando, prosegue la nota del Dipartimento di Stato, che “l’ambasciata a Niamey ha temporaneamente ridotto il suo personale, sospesi i servizi di routine, ed è in grado di fornire esclusivamente assistenza di emergenza ai cittadini statunitensi in Niger”.
Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato sottolinea che l’America «respinge con forza tutti i tentativi di rovesciare l’ordine costituzionale del Niger e sostiene insieme al popolo nigeriano la governance democratica e il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto», sottolineando che «Washington è impegnata diplomaticamente ai più alti livelli».
Lo stesso Miller in precedenza aveva dichiarato che non vi erano rischi o minacce concrete per i cittadini americani in Niger o per le strutture statunitensi su suolo africano. “Situazione fluida a Niamey”. Circa 1.000 militari degli Usa sono di stanza nel Paese, dove stavano aiutando il presidente spodestato, Mohamed Bazoum, a combattere un’insurrezione islamista regionale.
Non solo l’America, anche la Francia, temendo possibili escalation che possano vedere coinvolti cittadini francesi e membri dell’ambasciata, chiede, tramite il ministero degli Esteri, alle forze di sicurezza nigeriane, di “prendere le misure necessarie per garantire la sicurezza dei diritti di passaggio dei diplomatici stranieri e del personale” sottolineando che si tratta di “obblighi previsti dal diritto internazionale, in particolare dalla Convenzione di Vienna”.
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