Cina: “Il G7 di Hiroshima ci diffama”

 

 

Roma, 22 Maggio 2022 – La Cina non ha accolto di buon grado la posizione dei leader occidentali, riunitisi per il G7 del Giappone, i quali hanno espresso preoccupazione per Taiwan e per i legami tra Pechino e Mosca.

Ferma opposizione e insoddisfazione contro il G7, che diffama Pechino e interferisce con gli affari interni”, queste le critiche mosse dal ministero degli Esteri cinese all’ambasciatore giapponese a Pechino, Taumi Hideo.

La questione Taiwan

In particolar modo, a irritare la Cina, sono state le dichiarazioni espresse durante il Summit di Hiroshima sulla questione di Taiwan, dove i “Big” hanno evidenziato l’importanza della pace e della stabilità nell’Indo-Pacifico, uno dei temi centrali di questo G7.

Per il ministero di Pechino, infatti, le affermazioni espresse sulla questione non hanno tenuto contodelle preoccupazioni della Cina, insistendo nel manipolare le questioni relative a Taiwan diffamando e attaccando il Paese”.

G7 interferisce negli “affari della Cina”

“Il G7”, prosegue la nota ministeriale, “interferisce così negli affari interni in maniera grossolana. La questione è un affare del popolo cinese e dovrebbe essere decisa solo da questo”. Stesso discorso per Hong Kong, Xinjiang e Tibet.

“G7 non sia complice di coercizione economica”

Nelle critiche mosse dalle istituzioni cinesi, trova spazio quello inerente la coercizione economica. Per Pechino infatti le “sanzioni unilaterali e gli atti di disaccoppiamento e interruzione delle catene industriali e di approvvigionamento rendono gli Usa la vera coercizione che arma e politicizza tutte le relazioni economiche e commerciali”. Invita poi i leader occidentali a non diventare suoi complici.

Pechino non accetta le regole imposte da pochi

La Cina è un Paese responsabile che osserva il sistema internazionale incentrato sulle Nazioni Unite, sottolinea in chiusura la nota, rimarcando però che “l’ordine internazionale deve essere supportato da norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali secondo quanto stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite. Pechino però non accetta le regole imposte da pochi”.

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