Europa

Ue pronta procedura d’infrazione contro Italia

 

 

Bruxelles, 16 Febbraio 2023 – L’Ue ha avviato una doppia procedura di infrazione contro l’Italia che, con il reddito di cittadinanza e l’assegno unico per i figli, ha violato secondo la Commissione europea alcune norme in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale, nonché di attuare politiche discriminatorie nei confronti dei cittadini europei.

La nota

Come si legge nella nota diffusa dalla Commissione, le prestazioni assistenziali come il reddito di cittadinanza “dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell’Ue che sono lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza. I benefici, dovrebbero essere estesi a cittadini comunitari che non lavorano per altri motivi, con la sola condizione che risiedano legalmente in Italia da più di tre mesi, e soggiornanti di lungo periodo al di fuori dell’Ue”. Il requisito della residenza in Italia da 10 anni “si qualifica come discriminazione indiretta”. Secondo la norma, il regime di reddito minimo in Italia penalizzerebbe i beneficiari di protezione internazionale, i quali risultano esclusi dal poterne beneficiare.

Reddito di Cittadinanza

Una delle violazioni evidenziate dall’Ue in merito all’Rdc riguarda una delle regole di accesso al contributo che prevede la residenza nel Paese del beneficiario da almeno 10 anni di cui 2 consecutivamente, per poter inoltrare la richiesta. Una discriminazione indiretta quindi, dato che le prestazioni di sicurezza sociale dovrebbero essere accessibili ai cittadini dell’Ue, che siano lavoratori subordinati o autonomi, o senza lavoro, indipendentemente da dove abbiano vissuto in passato. Inoltre, questo requisito impedirebbe agli italiani di trasferirsi all’estero per motivi di lavoro.

Assegno unico

Problema analogo per quanto riguarda l’assegno unico per i figli: solo chi risiede nel Belpaese da almeno 2 anni può beneficiarne e a condizione che questi vivano nello stesso nucleo familiare. Una discriminazione che viola il diritto comunitario e che per l’Ue va modificato quanto prima. Inoltre il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualunque requisito di residenza ai fini della percezione.

La procedura

L’Italia una volta ricevute le lettere di costituzione in mora da parte dell’Ue ha a disposizione due mesi per rimediare alle violazioni segnalate, pena l’emissione di un parere motivato che potrebbe prevedere pesanti sanzioni in caso di mancato adeguamento al diritto europeo.

Gianfranco Cannarozzo

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